Oggi la Chiesa ricorda san Gennaro. Calabrese?

Non posso nascondere ai lettori de  La Prima Pagina.it che, quando, un decennio fa, è venuta fuori la querelle sulla calabresità di San Gennaro, siamo rimasti sbigottiti, per prima chi scrive questa nota. Certo abbiamo sempre venerato San Gennaro come protettore dei Napoletani, abbiamo sempre apprezzato la vivace religiosità dei Napoletani attorno al loro Santo e vedercelo nativo calabrese forse è troppo per noi. Comunque, è sempre un privilegio, e fa piacere poter annoverare San Gennaro tra i Santi calabresi. Per questo credo giusto riportare alcuni passi tratti dal libro “Santi e Beati di Calabria” (Ed. Virgilio, Rosarno 1997) di don Bruno Sodaro il quale dopo ampie ricerche, sostiene i natali calabresi di san Gennaro e suo malgrado è stato oggetto di programmi radiotelevisivi provocando anche qualche risentimento napoletano e campano. Infatti quanto sostenuto dal Sodaro è rimbalzato velocemente sia in Italia che all’estero, attraverso i canali Rai e le principali testate giornalistiche.

“Che San Gennaro sia nato in Calabria possiamo affermarlo con certezza perché non solo la tradizione popolare, ma anche documenti antichi confermerebbero questa tesi.

Caroniti (ab. 782), frazione di Ioppolo [oggi comune della provincia di Vibo Valentia], vanta i natali del famoso vescovo di Benevento che nel 305 subì il martirio a Pozzuoli, durante la grande persecuzione di Diocleziano. Nella stessa  vi è un’antica chiesa a Lui dedicata, dove una magnifica statua del Santo è molto venerata. Non me ne vogliano i Napoletani… se oso affermare ciò, ben sapendo che i Santi appartengono a tutti gli uomini e a tutto il mondo. Del resto non sono il solo ad affermarlo, perché prima di me altri hanno reclamato, ed a ragione, le origini calabresi del Santo, il grande Patrono di Napoli.

I buoni Napoletani…dovrebbero andar fieri ed essermene grati per quanto da me affermato e per quanto dirò sul loro santo Patrono, perché smentisco i critici, che hanno negato e negano perfino l’esistenza di San Gennaro, (tanto che Paolo VI era stato indotto nel 1964 ad escluderlo dal calendario della Chiesa universale) e provo invece: che è realmente esistito; che ha avuto i suoi natali a Calafàtoni, villaggio ormai scomparso, nella zona del monte Poro, villaggio sostituito da Caroniti e che ivi ha vissuto la sua fanciullezza…I Caronitesi vantano questa tradizione peraltro confermata sia dalla chiesa parrocchiale che ha sostituito quella precedente diruta, che era parimente ab immemorabili dedicata a San Gennaro, e i cui resti sono una muraglia di pietra e calcina lunga tre metri ed alta uno, sorta sui ruderi della casa di San Gennaro; sia dal numero di persone che in Caroniti hanno assunto il nome del Santo…

Qualcuno (maliziosamente?) ha voluto confondere il Santo Patrono di Napoli, nato a Calafàtoni, con gli altri 14 Santi che portano lo stesso nome, osando dire che il Santo venerato dai Caronitesi è uno di quei 14 e non il San Gennaro venerato dai Napoletani. Infatti nel Grande Dizionario Illustrato dei Santi dell’Abazia Sant’Agostino di Ramsgate, vengono enumerati ben 15 Santi col nome di Gennaro. Tutti martiri, ma nessuno di essi era vescovo, escluso San Gennaro, Patrono di Napoli. Laddove  l’antica statua lignea, venerata dai Caronitesi porta le insegne episcopali. Perciò il Padre Antonio Bellucci dell’Oratorio in ‘San Gennaro nacque in Calabria?’ (Napoli, Tip. Jazzetta, 1929) non può confondere San Gennaro, Patrono di Napoli, con gli altri 14; poiché i Caronitesi di nessuno di essi reclamano la nascita, comprovandola con la tradizione e la documentazione, ma di San Gennaro, vescovo di Benevento, martirizzato a Pozzuoli, patrono di Napoli. Qualche altro ipotizza (ignoriamo se ironicamente) che sia stata data al Santo una specie di ‘cittadinanza onoraria’ di Calafàtoni…Saprebbe costui, o costoro, dirci quali meriti o importanza potesse avere in tal caso un insignificante borgo sperduto tra i monti calabri, come quello di Calafàtoni? Ma via! Non cadiamo nel ridicolo!”

Ma don Bruno Sodaro non si ferma qui e ci offre, a testimonianza di quanto egli sostiene, un lungo elenco di riferimenti storici e bibliografici. Leggiamone alcuni.

Tommaso Aceti (sec. XVII) nelle sue “Annotazioni” all’opera di Gabriele Barrio “De Antiquitate et situ Calabriae”; Raffaelo Corso, etnologo di Nicotera, in “Calabria Letteraria”;  Bruno Polimeni in “La Città del Sole (1996); Le “Memorie” di Luigi Sorace (sec.XIX); la Relazione “ad limina” di Mons. Francesco Aricò del 1681 ed altre ancora.

Io, per stimolare il lettore o, come in questo caso, l’internauta e lo studioso ad ulteriori approfondimenti, mi fermo qui. Per quanto concerne, poi, la vita del Santo rimando alla lettura del libro di don Bruno Sodaro il quale ne traccia un’ampia pagina tratta da uno scritto di Diego Corso apparso sulla rivista “La Calabria” del 1892.