Il Calabria Jones di Giacobbo osserva la Stauroteca di Cosenza

  Domani l’itinerario del Calabria Jones guidato da Roberto Giacobbo di “Voyager” si fermerà nel duomo di Cosenza dove è custodita la preziosa Stauroteca. Di che si tratta? “È il reliquiario della Croce di cui ne contiene un frammento fu donata da Federico II in occasione della consacrazione della Cattedrale, è una preziosissima opera orientale in lamina d’oro applicata ad uno scheletro di legno ed arricchita da filigrane, smalti e pietre”. Stando alla tradizione, la Stauroteca (stauro- croce, teca-reliquiario) è stata donata da Federico II alla cattedrale di Cosenza nel gennaio del 1222, quando questa fu riconsacrata dopo il terremoto che, trentotto anni prima, l’aveva distrutta. Secondo altri studiosi il prezioso Reliquiario cosentino sarebbe anche la “crocetta” presentata a Carlo V, perché fosse da questi baciata, il 7 novembre 1535, vale a dire nel giorno dell’ingresso solenne in città dell’imperatore reduce dalla vittoriosa battaglia contro i Saraceni. È di questo periodo il piedistallo che sostiene la Stauroteca: opera argentea dorata di stile tardo gotico, realizzata in Spagna e donata dal cardinale Taddeo Gaddi. E però, come tante altre grandi e preziose opere custodite in Calabria, anche la Stauroteca di Cosenza è entrata nel grande calderone dell’indifferenza e dell’abbandono: addirittura sarebbe stata dimenticata in un sotterraneo della cattedrale fino a quando, quasi un secolo fa, uno studioso non si impose e la fece tirar fuori e darle la giusta riabilitazione. Nel 1896 fu esposta alla Mostra di arte sacra di Orvieto; nel 1905 esposta nella Casa Madre dei Basiliani-Cistercensi di Grottaferrata e nel 1931 a Parigi e a Roma nel 1939. Circa le sue origini, alcuni studiosi la vogliono di provenienza orientale e tanti invece la collocano fra i prodotti della cultura meridionale dell’epoca normanna. La Stauroteca, insomma, sarebbe stata forgiata nelle officine reali palermitane, dette del Tiraz, da dove altre preziose opere sono uscite: il manto di Ruggero II, la legatura dell’Evangelario di Capua, la tiara di Costanza, la spada di Vienna, i due reliquiari di Ragusa e la stauroteca di Napoli. Secondo gli studiosi della Soprintendenza ai Beni ambientali architettonici e storici della Calabria, questa croce-reliquiario non rappresenta la sola prova storico-artistica della cultura normanna in Calabria, perché già negli anni precedenti erano pervenuti nella nostra regione altri importanti esempi artistici di influenza anche bizantina: i mosaici pavimentali a Santa Maria del Patir di Rossano, gli affreschi e pavimenti a mosaico nella chiesa di sant’Adriano a San Demetrio Corone e i famosi capitelli di Mileto e di questa influenza bizantina è testimonianza anche la Croce di Cosenza in particolare per la sua decorazione a smalto e per questo la si può far risalire alla metà del sec. XII. La nostra Stauroteca è alta 26 cm. (a parte il piedistallo) e larga 20, è in legno di acero all’interno ed in oro al 798 per mille in tutte le sue parti; le quattro estremità si allargano in cerchi a forma di medaglioni ornati da quattro castoni ed il tutto è decorato da smalti, alamandini, perle e oro filato. Essi medaglioni raffigurano, contornati da fili perlinati, sul recto, al centro, la bella ed imponente figura del Cristo crocifisso sul Golgota e l’asta trasversale della croce reca, in greco, la parola “Crocifissione”, i due medaglioni laterali, invece, raffigurano, a sinistra, la Vergine Addolorata e, a destra, san Giovanni Battista secondo le indicazioni dell’iconografia bizantina; sul medaglione in alto vi è l’Arcangelo Michele in quanto capo delle Milizie Celesti e su quello in basso vi è la particolare rappresentazione della “Etoimasia”, cioè la “preparazione al trono” per il Giudice eterno. Sul verso al centro è il Pantocratore ed intorno i quattro Evangelisti Giovanni, Matteo, Luca e Marco i quali, però, rispetto alla tradizionale iconografia bizantina, sono privi dei loro inseparabili simboli: l’aquila, il leone, il toro e l’angelo. Nel maggio del 1993 nelle sale del convento di san Francesco d’Assisi in Cosenza è stata allestita “Tesori delle chiese di Calabria”, una mostra degli oggetti sacri di maggior valore custoditi in chiese e conventi della Calabria ed in quella occasione la Stauroteca è stata presentata ufficialmente dopo il restauro operato presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Si è trattato di un restauro lungo e meticoloso perchè bisognava rimediare alla secolare incuria subita dalla Croce normanna.