Taranto, in gioco il futuro industriale del Paese

Giustizia e Politica. Due forze che si scontrano in un conflitto che mette ko gli italiani. Già vessato dal Prof. “Dracula” Monti, l’italico popolo rischia di subire l’ennesima beffa, privo di classe politica, privo di spessore, senza politica industriale. Come si fa in pieno agosto ad assistere inermi alla scandalo Win Jet, con passeggeri lasciati allo sbaraglio. Come si può consentire che si “giochi” con il futuro di oltre 12 mila famiglie tarantine. Ora il Governo sull’Ilva prova a “giocare” la carta Consulta affinché verifichi “se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, annuncia la netta presa di posizione dell’esecutivo, dopo la decisione del Gip di confermare il blocco dell’attività industriale dell’Ilva di Taranto. Decisione che ha sollevato le forti critiche di Pd e Pdl e che ha indotto Fim e Uilm a proclamare lo sciopero. Ma per la Cgil, “in questo momento uno scontro tra poteri non serve a nessuno” come sottolinea la segretaria confederale Elena Lattuada.

Per l’Anm “la magistratura non intende invadere l’ambito di competenza di altre autorità ma, in presenza di violazioni della legge penale, non può fare a meno di intervenire, con gli strumenti giudiziari ordinari, ove gli organi amministrativi di controllo non siano riusciti ad assicurare negli anni la tutela ambientale, con gravissimo rischio per la salute dei cittadini; situazione, questa, da lungo tempo esistente nell’area tarantina”. Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, parla dell’ipotesi di “ricorrere alla Corte di Giustizia europea contro le ingerenze del Governo”. Mentre il Ministro dell’ambiente Clini ribatte che “è in corso la terapia per salvare Taranto malata d’ambiente. L’eutanasia non può essere una cura”. Il Guardasigilli Paola Severino ha dato disposizione affinché gli uffici del ;inistero della Giustizia “acquisiscano i due provvedimenti con i quali il gip di Taranto ha ribadito il sequestro degli impianti dell’Ilva e ha revocato la nomina di Bruno Ferrante dall’incarico di curatore dello stabilimento”. Va al cuore del “problem” Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Pd. “E’ possibile condannare a morte un’azienda sulla base di un’ipotesi di reato? Secondo me no”.