Estate in Calabria, Badolato la Spoleto del Sud da paese in vendita a comunità viva e multiculturale

Arroccato su un antico castello, sulle pendici del monte San Nicola, sorge Badolato, detto anche, in passato, Badulato e Vadulato. È antico borgo che si adagia su uno sperone tra le vallate del Granelli e del Vodà con un territorio che va dal mare Jonio alle montagne della Lacina delle Serre vibonese confinante con Brognaturo, piccolo centro montano alla periferia nord di Serra San Bruno, Santa Caterina dello Jonio e Isca. Sto visitando un paese riccamente avvolto dalla storia, dall’arte, dalla cultura e dalle tradizioni. La sua fondazione risalirebbe al 1080 per opera di Roberto il Guiscardo, della dinastia normanna, sul colle dove già vi era un nucleo indigeno di famiglie. E già, perché, secondo taluni studiosi, Badolato esisteva dal 389 a. C., quando sulla sponda dell’antico fiume Elleboro, oggi Gallipari, ai tempi di Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, vi si insediarono i primi abitanti. A testimonianza di ciò, nell’area del fiume e nelle adiacenze del limitrofo territorio di Isca, sarebbero stati rinvenuti resti di un insediamento protostorico. Durante il dominio normanno, Badolato fu parte della contea di Catanzaro divenendo poi baronia e successivamente, durante il periodo angioino, feudo di Filippo di Badolato sottrattogli, poi, dal conte Pietro Ruffo di Catanzaro che lo tenne fino al 1454. In quest’anno, con diploma del re Alfonso I, il feudo badolatese fu concesso ai coniugi Margherita Ruffo e Giorgio Toraldo di Tropea. Di poi, nel 1580, passò ai Borgia della Roccelletta di Squillace che, nel 1596, lo cedettero a Pier Francesco Ravaschieri e da questi ai Pignatelli Pinelli e ai Lucifero fino all’eversione napoleonica. Badolato non è stato di certo un centro tranquillo, anzi: fu spesso scosso da sismi come quelli del 1640, 1659 e del 1783 che distrusse gran parte della Calabria e quello del 1905. Badolato è sicuramente uno dei pochi centri della Calabria che custodisce gelosamente un ricco patrimonio archeologico, storico ed artistico.   Ma la ricchezza maggiore, in fatti di Beni culturali, è data dal gran numero di chiese, ben quattordici, dimostrazione della presenza di una ricca e colta nobiltà promotrice di sviluppo culturale, artistico e religioso. Ricordiamo: la chiesa di sant’Andrea Avellino protettore del paese, santa Caterina, del Rosario, dell’Immacolata, santa Maria, san Nicola, dell’Annunziata, della Provvidenza, la chiesa della Madonna del Carmine e del san Salvatore. Per il particolare interesse storico-artistico mi piace soffermare l’attenzione sulle seguenti. La chiesa – santuario della Madonna della Sanità, di origine basiliana, sorge sul monte Sant’Isidoro a tre chilometri dal centro abitato. All’origine piccolo cenobio che subì declino e abbandono in seguito al passaggio alla Chiesa latina voluto dai Normanni. A questo punto venne affidato ad un tal Isidoro, contadino semplice e laborioso. Secondo la tradizione pervenuta fin qui, al buon Isidoro apparve in sogno la Madonna che gli ordinò “svegliati, prendi queste ciliegie, dalle a mangiare a tuo figlio e guarirà e qui farai sorgere una chiesa che chiamerai chiesa della sanità” (Don Bruno Sodaro). Così fu ed era l’ultimo sabato di agosto. Queste le origini del santuario della Sanità e la statua artistica della Madonna, qui custodita, andò distrutta dal fuoco la notte del 25 agosto del 1963. L’anno successivo è stata sostituita da un’artistica scultura proveniente da Ortisei. La chiesa domenicana del Soccorso faceva parte dell’antico convento dei Padri Predicatori fondato nel 1558 ed abitato da ben tredici religiosi. Il frontespizio ha una decorazione in granito di artisti di Serra San Bruno del ‘700 e all’interno nella monumentale navata emergono alcune tele di san Domenico dei secc. XVI e XVII, il pergamo con baldacchino in muratura e decorazione in gesso, gli affreschi sulla volta e del coro opera di Guglielmo d’Anversa che lavorò in Badolato attorno al 1730, l’altare maggiore con marmi policromi di artisti serresi e la famosa tela della Madonna col Bambino e san Michele Arcangelo databile attorno al 1646 e attribuita al pittore stilese Francesco Cozza. Il convento dei Frati Minori è degno di nota anche perché qui vi visse lo scultore Fra’ Diego Giurato da Careri (1606-1661), contemporaneo dell’altro grande e più famoso scultore Fra’ Umile Pintorno da Petralia lo stesso che ha scolpito, fra le altre opere, il Crocifisso di Cutro e Bisignano e l’Ecce Homo di Mesoraca. Fra’ Diego che dimorò in Badolato vi lasciò un Ecce Homo, un Crocifisso ligneo a tutto tondo  ed il gruppo ligneo della Madonna degli Angeli: vere e riconosciute opere d’arte. All’interno del convento e chiesa numerose sono le piccole e grandi opere d’arte francescana e calabrese: il portale in granito opera di maestri scalpellini ed ebanisti di Serra San Bruno, il pulpito pensile ligneo di artisti francescani del sec. XVIII e l’altare maggiore di artisti serresi del ‘700.   Ma Badolato non è solo storia artistica ed ecclesiastica, è anche civica. Così camminando tra gli antichi vicoli vediamo in bella evidenza tanti palazzi di nobili famiglie del vecchio abitato, quali quelli dei: Bressi, Caporale, Argirò, Ermocida, Fiorenza, Gallelli, Menniti, Nisticò, Piroso, Paparo, Scuteri, Spasari e Taverna.   Naturalmente un antico borgo di cosiffatta qualità e quantità artistica e di fede non poteva mancare di manifestazioni e riti legati alle liturgie cattoliche e alle tradizioni popolari che da queste derivano. Così possiamo andare a vedere soprattutto la Settimana Santa che ancor’oggi si vive alla maniera spagnola. È la più importante fra le tante altre manifestazioni religiose: la processione di Passione coinvolge le antiche congreghe, le varette del Cristo morto, la Vergine Addolorata, i penitenti incappucciati, i giudei, gli alabardieri in costume e le croci di guida. Qualche anno fa, da uno studioso spagnolo, questa processione penitenziale è stata definita: “uno spettacolo unico e senza pari tra le manifestazioni religiose calabresi per afflato drammatico  e per splendore ambientale da poterla paragonare alla Settimana Santa di Siviglia” ed io aggiungo una certa vicinanza per contenuti e sensazioni alla processione dei “Misteri” del venerdì santo di Taranto, alla “Scrocifissione” di Serra San Bruno e ai “Vattienti” di Nocera Terinese.   Però, nonostante possa vantare tanta storia, tanta cultura e ricchezza di tradizioni, Badolato, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, si è inesorabilmente spopolata per via delle continue emigrazioni. E però, a volte basta una semplice provocazione fatta con cuore e tanta voglia di riscatto, per far rivivere una comunità e renderla simpatica al mondo. Così è stato. È bastata una proposta di vendita, proprio così: “Badolato, il paese in vendita”, proposta fatta, alcuni anni orsono, dal giornalista Mimmo Lanciano, allora bibliotecario del Comune. Un’affettuosa provocazione che ha fatto entrare il paese delle Pre Serre ioniche al centro degli interessi, non solo immobiliari, del mondo. Si è rivelata, per fortuna, una bella idea, quella dei Badolatesi di voler mettere in vendita case e palazzi ormai abbandonati da decenni. Insomma vendere un paese: che bella idea originale e geniale. Chi l’avrebbe immaginato. Sì perché, come ha scritto Isabel Kuffer da Berna nel settembre del 1997, “la cosa ha avuto successo, attratti dai giornali che hanno dato eco alla notizia, parecchi stranieri, soprattutto svizzeri […] non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di acquistare una casa per le vacanze in un borgo medievale. Le mura dimenticate, i tetti sfondati e i pavimenti pericolanti sono stati restaurati […] I forestieri legano facilmente con i locali che offrono un’ospitalità senza limiti. […] Altri paesi, come Badolato, stanno cercando di tornare alla vita. Nessun problema per Badolato, qui il progetto di autopreservazione è già iniziato da tempo”. Ma non solo! Oggi Badolato è divenuto il paese dei Curdi, dal dicembre 1997, quando 826 profughi approdarono sulla costa ionica e 339 di essi furono ospitati in diverse abitazioni messe a disposizione da generosi cittadini della collina o residenti alla Marina. Insomma “paese-albergo” con tanta integrazione e ricchezza reciproca.   Oggi Badolato è anche mare. Dopo il terremoto del 1947 e le alluvioni del 1951 e 1953, l’antico borgo collinare ha cominciato a spopolarsi verso la frazione marinara. Qui  non mancano strutture e infrastrutture ricettive di qualità, discoteche, pub e lidi che rendono piacevole la residenza estiva ai nuovi Badolatesi e turisti. E poi, cosa davvero singolare, a testimonianza dell’amore della cultura mondiale nei confronti di Badolato, è la cosiddetta “strada dei poeti”: si tratta di una continua serie di piastrelle maiolicate poste ai margini della strada che porta dal mare alla sommità, piastrelle su cui sono incise i versi dei poeti provenienti da ogni angolo del mondo. Questa suggestiva ed originale partecipazione ad una kermesse letteraria, aperta al mondo e perpetua, continua ancora ogni giorno sempre più. Insomma Badolato è il segno tangibile di una Calabria che può e deve rinascere. Al postutto, “Badolato è davvero un paese straordinariamente pittorico, urbanisticamente interessante con un patrimonio edilizio che ha pochi riscontri (dicono che assomigli molto a Spoleto) ed è assolutamente da proteggere e salvaguardare dalla rovina che, non da ora, lo minaccia seriamente” (Sharo Gambino in “Accadde in Calabria”, Vibo V.1989)