25 Aprile, la democrazia che va in campagna!

È da poche ore trascorsa una delle più importanti ricorrenze per il popolo italiano: l’anniversario del 25 Aprile, festa della liberazione d’Italia. Pronti i tour operator piazzano in rete proposte di viaggio per questo lungo ponte e altrettanto pronta la maggior parte dei cittadini italiani prepara il cestino da pick nick per la gita fuoriporta. Pronto è anche il sondaggio di turno: “qual è, secondo il cittadino italiano, il valore del 25 Aprile?”, sconcertante è la risposta di un uomo sulla trentina “… Sinceramente, al momento, mi coglie impreparato…”.

Povera Italia! Verrebbe da dire e poveri vecchi  italiani conla Imaiuscola che tanto hanno lottato per poi essere dimenticati, che tanto hanno sofferto per regalarci una scampagnata primaverile…!

Allora forse val la pena rileggere, seppur velocemente, quella pagina di storia se può servire a ricordare quando l’Italia fu davvero Patria.

Inverno 1945, ultimo inverno di guerra per quell’Italia piegata e spezzata dalla carneficina umana che fula Seconda GuerraMondiale e dai suoi carnefici. L’Italia civile colpita al cuore, violata nelle case, stuprata nell’anima; l’Italia politica divisa nelle coscienze, disgregata nel pensiero, confusa nella ragione. La stessa Italia che però non si arrende e che resiste. L’Italia che nascosta in scantinati, rifugiata tra le montagne prepara la terra, nutre il seme della libertà che vede la vita in primavera quando il generale Alexander lancia l’offensiva finale: il 21 aprile gli anglo-americani entrano a Bologna e si aprono definitivamente la strada verso la valle del Po. Le bande partigiane, contemporaneamente, attaccano le città ancora occupate, dove la popolazione civile insorge contro i nazisti e i fascisti. Entro il 25 aprile i centri maggiori quali Milano, Bologna, Genova, Venezia vengono liberati, alcuni giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate. Proprio da Milano “Radio Milano” proferisce quelle parole che per tanto tempo il popolo aveva desiderato ascoltare :

“Tutti i corpi armati fascisti sono disciolti, i loro membri devono abbandonare il loro posto immediatamente e recarsi nei campi di concentramento in attesa dell’accertamento delle rispettive

responsabilità.” Discorso che nell’immaginario può apparire come la fotografia scattata in un canto dell’inferno ossia nel luogo dove vige la legge del contrappasso. Il primo atto eseguito per rispettare tale legge fu la cattura a Dongo di Benito Mussolini che secondo la versione ufficiale venne subito fucilato insieme a Claretta Petacci, sua amante. Il 29 aprile i loro corpi vengono esposti, insieme a quelli di altri gerarchi, in Piazzale Loreto a Milano, appesi a testa in giù alla tettoia di un distributore di benzina (nello stesso luogo dove in precedenza erano stati ammucchiati i cadaveri di 15 partigiani).

Questo “episodio” segna un nuovo inizio ma soprattutto la fine di una lotta che viene fatta convergere negli ultimi giorni di aprile ma che in realtà era già in tacito fermento durante tutto il ventennio fascista e che si rese palese nei cinque anni di guerra: è stato calcolato che nel periodo compreso tra il 9 settembre 1943 e la fine dell’aprile 1945 nella lotta per la liberazione caddero 72.500 italiani compresi i civili mentre mutilati e invalidi furono 39.167.

Il 25 aprile, quindi, segna l’avvio verso la democrazia, fortemente voluta da coloro che combatterono con ogni mezzo la dittatura; tra questi enorme importanza ebbero i partigiani, non solo per il ruolo avuto all’interno della lotta ma innanzitutto per aver realizzato nel piccolo l’effettiva unità d’Italia avendo unito sotto un’unica bandiera la forza e il pensiero politico dei più svariati gruppi tra cui anarchici, comunisti, socialisti, liberali…

L’intento era lo stesso e ci piace sottolinearlo utilizzando ciò che Italo Calvino, tra i protagonisti della resistenza, scrive ne “Il sentiero dei nidi di ragno” : “ […]  C’è che noi nella storia siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, m’intendi? tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi.[…] Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni”.

Forse questa potrebbe essere la risposta più giusta da regalare a qualsiasi sondaggio sul 25 Aprile. Infine come ultimo gesto di gratitudine verso i veri italiani concedeteci una nota di patriottismo attraverso i versi di Francesco De Gregori : “Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura. L’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre. L’Italia con gli occhi aperti nella notte triste. Viva l’Italia, l’Italia che resiste”.