La politica guarda al centro, Alfano gioca d’anticipo su Casini

Dopo Berlusconi tutto non sarà come prima. Sono trascorsi più di 15 anni dalla Tangentopoli che travolto i partiti politici, dalla Dc al Psi. Da Forza Italia al PdL un’era di mezzo ed ora un nuovo inizio. E’ corsa contro il tempo e sfida a “catturare” indecisi e scontenti. Così Angelino Alfano prova a giocare d’anticipo. I “movimenti” al centro e l’accelerazione impressa da Casini costringono il Cavaliere e il segretario a giocare di rimessa, tentando di spostare i riflettori dal nuovo movimento che il leader Udc si appresta a costruire su quella che Alfano definisce “una vera rivoluzione” nella politica italiana. Non possiamo, sarebbe stata la riflessione, farci fagocitare da Casini. Ma i tempi inizialmente previsti del “varo” della nuova creatura nei piani del Cavaliere non erano così stretti. Tuttavia, visto l’attivismo di Casini e per tentare di arginare nel PdL fughe verso il Partito della Nazione (dopo il documento Pisanu-Dini controfirmato da circa 30 senatori), Berlusconi e Alfano hanno deciso di spingere sull’acceleratore. Scegliendo, per di più, di dare l’annuncio a effetto proprio nel giorno in cui l’Udc compie il primo passo verso il nuovo soggetto politico.

C’è anche “aria” di elezioni anticipate. Ipotesi che l’ex Premier non auspica, ma che è tornato negli ultimi giorni a non escludere, convinto che Bersani e lo stesso Casini non disdegnerebbero un ritorno anticipato al voto. Nel PdL c’è la convinzione che l’effetto novità possa aiutare a “racimolare” qualche voto alle amministrative, che non si preannunciano favorevoli per il partito di Alfano. In realtà, spiegano fonti pidielline, il Cavaliere da mesi sta lavorando all’archiviazione del PdL (acronimo che non lo ha mai appassionato) per dar vita a un nuovo soggetto politico.

La spinta al progetto, riferiscono fonti vicine all’ex capo del Governo, l’ha fornita proprio il nuovo quadro che si è venuto a disegnare con l’arrivo a palazzo Chigi di Monti. Nei ragionamenti del Cavaliere si è sempre più fatta spazio la convinzione che i partiti, così come strutturati ora, non hanno più alcun appeal. E da settimane si è prodigato in incontri con esponenti del mondo dell’impresa e dell’economia. L’idea, spiegano i pochi al corrente dell’iniziativa, è di dar vita a un soggetto snello, giovane, lontano dai riti della vecchia politica e capace di parlare alla gente, sulla falsariga dei tea party e dei movimenti di stampo anglosassone, con l’obiettivo di attrarre forze nuove provenienti dagli stessi mondi dell’attuale Governo. Monti e i suoi ministri, è il ragionamento, hanno consenso non solo perché visti come i “salvatori” della patria, ma anche perché ritenuti non “invischiati” nel “teatrino” della vecchia politica.

Da qui l’idea di “contattare” personalità del mondo economico e dell’impresa (come Luca Cordero di Montezemolo) per avviare un’operazione che potrebbe muovere i primi passi attraverso una sorta di “listone” civico, per poi trasformarsi in vero e proprio movimento. C’e’ chi parla già di simboli (nessun nome di politico sul logo) e nomi (circola quello di “Italia Nuova”, o “Uniti per l’Italia”, ma c’è chi nel PdL è pronto a giurare che ci sarà la parola “popolo” o “popolare”). Niente mediazioni, chi ci sta ci sta. Per Berlusconi è diventata prioritaria l’idea di liberare il nuovo soggetto dai diktat e veti incrociati delle varie “anime” che ora condizionano, a suo dire, la capacità propositiva del PdL. Prospettiva che ha subito messo in fibrillazione gli ex An, da tempo insoddisfatti e preoccupati per le sorti future del partito.