Imu, pagamento in tre rate con i due terzi dell’importo da versare entro settembre

È il nuovo regime di pagamento dell’Imu sulla prima casa per il 2012, approvato dalla commissione Finanze della Camera, che ha dato il via libera a un emendamento presentato dal relatore, Gianfranco Conte. Ognuna delle tre rate sarà pari a un terzo dell’imposta, calcolata applicando l’aliquota base, pari allo 0,4 per mille. Primo versamento entro il 16 giugno, il secondo entro il 16 settembre. Si potrà effettuare non solo attraverso il modello F24 dell’Agenzia delle entrate, ma anche tramite bollettino postale. La terza e ultima tranche dovrà essere corrisposta entro il 16 dicembre “a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio delle precedenti rate”. I i comuni, infatti, potranno aumentare o diminuire l’aliquota base dello 0,2 per cento e questo determinerà il valore della rata.

In commissione è arrivato anche un emendamento che prevede una stretta per le agevolazioni. Lo sgravio fiscale sarà uno per ogni famiglia, “indipendentemente dalla dimora attuale e dalla residenza anagrafica dei rispettivi componenti”, con la predisposizione che l’agevolazione si applicherà “solo se il possessore” della casa “e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente nell’abitazione stessa”.

In caso di separazioni o divorzi, il pagamento dell’Imu spetterà a chi resta ad abitare nella casa, pur non essendone necessariamente il proprietario.

Niente Imu per i fabbricati distrutti a seguito di ordinanze o dichiarati inagibili nelle zone colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, in Abruzzo.

Nel provvedimento al voto c’è anche la previsione, all’articolo 5, che “il gettito conseguente alla riduzione dell’evasione, confluisca in un apposito fondo strutturale, destinato a finanziare sgravi fiscali”.

La delega per la riforma fiscale non prevede nessuna modifica delle aliquote Irpef, nè la soppressione dell’Irap, ha chiarito il Governo nella relazione illustrativa della bozza del disegno di legge delega. “La vecchia delega – si legge nella relazione – proponeva un’Irpef a tre aliquote (pari a 20, 30 e 40 per cento) senza indicare i limiti degli scaglioni e quindi con effetti redistributivi e di gettito del tutto indeterminati. Si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto della delega, e limitarsi a indicare la volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito Fondo destinato a finanziare i futuri sgravi fiscali”. Quanto all’imposta sulle attività produttive, la relazione illustrativa ricorda che “la precedente delega conteneva l’indicazione, nel medio-lungo periodo, della soppressione dell’Irap. Questa indicazione – sottolinea il Governo – oltre ad apparire contraddittoria con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche e con la politica di rigore finanziario impostata dall’attuale governo, aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative (il gettito dell’Irap è dell’ordine dei 35 miliardi di euro) e di finanziamento delle Regioni (cui compete il tributo)”.