Comacchio, il parroco nega la comunione a disabile

“Reo” di essere a dieci anni disabile mentale, non in grado di intendere e di volere, e dunque di capire il mistero dell’Eucarestia, pertanto non “pronto” a ricevere la prima comunione. E’ successo giovedì scorso a Comacchio, nel Ferrarese, durante una cerimonia propedeutica alle prime comunioni. Il caso ha subito scatenato polemiche, dividendo anche i parrocchiani tra favorevoli e contrari alla scelta del sacerdote.

Dura la presa di posizione del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio dei diritti sui minori e consulente della Commissione parlamentare dell’Infanzia, per il quale l’episodio “denuncia uno stato di oscurantismo culturale degno del peggior Medioevo. Il sacerdote, negando al piccolo la comunione – dichiara Marziale – ha leso la sua dignità di persona. Ancora più incredibile – prosegue – risulta essere la motivazione addotta dal Vicario della diocesi, a parere del quale per ricevere il sacramento si dovrebbe essere capaci di distinguere il pane dall’ostia”.

Non fa polemiche la mamma del bambino. La donna, con grande dignità, si limita a dire. “Spero in un ripensamento, che mio figlio possa fare la comunione con tutti i suoi compagni, che hanno dimostrato di tenerci. Anche loro hanno insistito perché facesse la comunione con loro, sono stati tutti molto solidali con noi”.

A parlare è Claudia, la mamma del ragazzo disabile mentale di 10 anni a cui il parroco di Porto Garibaldi in provincia di Ferrara, don Piergiorgio Zaghi, ha negato la comunione perché non in grado di intendere e di volere. Al parroco è arrivata anche la letterina di un compagno di classe del ragazzino (la cerimonia della comunione si terra’ in maggio e coinvolgerà due classi, una ventina di ragazzi in totale) in cui si chiede che questo desiderio venga esaudito.

“Siamo amareggiati, tutta la famiglia è amareggiata, non ce lo aspettavamo – racconta la mamma, che assieme al marito si è anche rivolta a un legale per portare il caso alla Corte Europea -. Abbiamo sentito il bimbo discriminato senza ragione, anche perché era andato regolarmente al catechismo con tutti gli altri, ci andava volentieri, anche se non posso negare che il grado di attenzione non fosse come quello degli altri bambini, perché mio figlio ha anche un ritardo mentale. Il fatto che poi non possa capire il mistero del Sacramento dell’Eucarestia – conclude la mamma – mi sembra che anche un bimbo di 10 anni “normale”, anche se non mi piace la parola, non possa comprenderlo fino in fondo”.