Crotone, rispetto per la dignità della persona

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Dal vicepresidente della Provincia di Crotone e assessore all’Ambiente prof. Ubaldo Prati riceviamo e pubblichiamo.
“Sulla prima pagina del Corriere della Sera di giovedì 5 aprile è stata ospitata la lettera di un uomo di 59 anni ammalato di tumore con metastasi diffuse e costretto, ovviamente, a ripetute analisi cliniche e a terapie specialistiche per fronteggiare l’avanzare della malattia e i danni che ne derivano al suo organismo. E’ un’odissea che conosco, purtroppo, dal momento che esercito la professione di chirurgo oncologo e mi trovo quotidianamente a contatto con la sofferenza degli ammalati e con il dramma vissuto dalle loro famiglie. Fa specie, perciò, apprendere che anche di fronte a questo genere di patologie, che richiedono assistenza psicologica, disponibilità, comprensione, vicinanza, per stimolare la reazione del paziente e comunque per non farlo sentire solo davanti a una malattia grave, si possa esibire con cinismo il costo delle cure e degli accertamenti praticati, quasi rimproverando al paziente di pesare troppo sulle casse pubbliche e, quindi, di resistere in modo ingiustificatamente prolungato all’angoscioso percorso della forma tumorale. E’ quanto accaduto in Lombardia, dove, appunto, a quell’ammalato, mentre venivano erogate le prestazioni sanitarie necessarie e, naturalmente, esenti dal pagamento di ticket, ci si faceva premura di rendergli noto il costo di quelle prestazioni per le finanze regionali. Tutto ciò è assolutamente agghiacciante. Siamo ormai sull’orlo della Rupe Tarpea, da dove saranno precipitati tutti coloro che non avranno più una funzione utile ai fini dello sviluppo economico e della produzione materiale. La moderna Rupe Tarpea è l’abbandono dei deboli al loro destino, il considerare l’ammalato, il disabile, il non autosufficiente come un peso per la collettività, un costo non sopportabile perché inutile. Lentamente ci stiamo avviando a una società dove l’unico parametro valido è l’efficienza economica, dove la vecchiaia non è più il meritato periodo di riposo e di serenità dopo una vita di lavoro e spesso di sacrifici, ma un lusso che ti puoi concedere solo se sei in grado di continuare a produrre, a lavorare, a “giustificare” la permanenza in vita. Così si va in pensione, quando si va, sempre più tardi, si danno le cure mediche con crescente fastidio, si colpiscono diritti sociali che connotano il livello di civiltà di un popolo, finendo col creare una disparità esistenziale tra chi può concedersi tutto e chi nulla. Questa disparità fino ad ora era colmata dall’intervento dello Stato, che estendeva le garanzie e le protezioni sociali in senso universalistico. Oggi sappiamo che se vincerà definitivamente questa nuova concezione tecnocratica per la quale l’uomo è solo una variante economica, tutto cambierà, niente sarà più come prima. Quali disastrose conseguenze potrebbe avere questa “filosofia”, ove dovesse prevalere, nella nostra regione e nella nostra provincia, così prive di adeguate tutele sociali e materiali, dove persino sulle poche strutture sanitarie d’eccellenza si abbatte la scure dei tagli e delle riduzioni delle prestazioni, è facile prevedere. Per questo chiedo che ci sia un sussulto di civismo e di diversità etica. La Calabria, in tutte le sue articolazioni istituzionali, politiche e territoriali, respinga questa logica nefasta e distruttiva, si opponga, con scelte di governo ispirate al rispetto prioritario della persona umana e della sua dignità, a una deriva che è in contraddizione con la sua storia che ci parla di solidarietà, accoglienza, attenzione agli anziani e agli ammalati, condivisione di valori di autentica umanità. La nostra regione sia frontiera di resistenza morale e culturale e si proponga quale modello di società in cui l’essere viene prima dell’avere e di tanti cinici calcoli”.