La metro della Capitale nel caos le colpa è di Alemanno

Costi in crescita, ritardi nei cantieri, oscure valorizzazioni immobiliari che vedono aree divenire edificabili dalla sera alla mattina. Caos e cemento caratterizzano la gestione Alemanno delle metropolitane della Capitale. E’ la denuncia di Legambiente Lazio, in occasione della presenza in città del Treno Verde, la storica campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane in sosta a Roma San Pietro fino al 19 marzo.

Per il prolungamento della Metro B1, spiega Legambiente, “servono tra i 580 e i 650 milioni di euro per 3,85 km e tre stazioni, da Conca d’ Oro a Bufalotta e i soldi non ci sono. Non c’è problema, il Comune cerca risorse dai privati che in cambio potranno realizzare tanto cemento, nuove cubature di edilizia residenziale e commerciale, anche e soprattutto in aree sparse in tutta la città, dove secondo il piano regolatore non si può assolutamente costruire.

Stesso discorso per la Metro B2, da Rebibbia a Casal Monastero per 3,8 chilometri e 2 stazioni: dei 447,6 milioni di euro a base d’asta, solo 100 milioni sono disponibili dall’amministrazione comunale, il resto è a carico della valorizzazione immobiliare (aree Torraccia e Casal Monastero e/o altre aree di proprietà comunale)”.

E ancora, “se per la Metro C scarseggiano i soldi per la tratta dal Colosseo a Farnesina di circa 7 km con 7 stazioni, sono le stesse imprese costruttrici che si rendono disponibili a contribuire all’enorme costo di 2,608 miliardi di euro, chiedendo di acquisire ben 175mila metri quadrati delle pregiate caserme e depositi Atac nel centro di Roma per una valorizzazione immobiliare”.