Pordenone, il Sessantotto del Mattiussi in scena al Concordia

È stato presentato lo spettacolo teatrale “Il Sessantotto del Mattiussi”, realizzazione curata da Claudio Dedola, sceneggiatore pisano vincitore dello “Screenplay Award al Rome Independent Film Festival 2010”, e dalla regista Clara Salgado, professionista che opera in campo cinematografico e teatrale da diverso tempo e fondatrice della “Compagnia degli Imprevisti”, nata nel 2007 dall’associazione Culturale Una Sp/Acli di Pordenone.

Lo spettacolo va in scena al teatro Concordia di Pordenone venerdì 23 marzo alle ore 20:45.

Come portavoce dei rappresentanti del Comitato ex studenti 1969/70 dell’istituto Mattiussi di Pordenone, introduce la conferenza Marco Gianessi che racconta di quel caldo autunno del 1969, quando i 1700 studenti dell’Istituto Itc e Itg Mattiussi scesero in piazza in un sit-in ostinato e pacifico per chiedere il diritto a uno studio responsabile, protetto e vivibile.

Costretti giornalmente a spostarsi in provvisorie sedi spesso inagibili e pericolanti, dopo l’emblematico caso della caduta di una parte del soffitto di un’aula, occuparono, con il sostegno e l’appoggio morale dell’allora preside Bellinger, dal 14 ottobre all’8 novembre 1969, quegli stessi locali disgregati e fatiscenti, fino al raggiungimento dell’obiettivo di un finanziamento di 500 milioni per un nuovo, sicuro e unicomprensivo istituto.

Dietro a questa conquista se ne cela un’altra, ancora più importante, come quella della loro partecipare di diritto alle decisioni che riguardavano la scuola.

Grazie a loro si sperimentò la prima forma organizzata di quelli che poi furono i Decreti Delegati, i Consigli di Classe e di Istituto, che videro la partecipazione paritaria alle discussioni scolastiche di insegnanti, studenti e genitori.

“Il nostro fu un caso unico di occupazione per quei tempi – dice Giannessi – passato alla memoria come esempio di civiltà, intelligenza e non-violenza. Non ci furono sommosse, nessuno scontro né violenza, nemmeno verbale. Nessun marchio politico, nessuna ombra di strumentalizzazione. Un vero confronto costruttivo per realizzare un progetto concreto e minuzioso che ha convinto le istituzioni e cambiato le decisioni della città”.

Affascinato dal lavoro certosino di archiviazione e riordino di tutti i documenti dell’epoca, lo scrittore e giornalista Fulvio Comin entra in contatto con gli ex studenti e firma nel 2010 la loro proposta di un libro celebrativo sull’episodio.

“Sono rimasto letteralmente colpito – dice Comin – dalla scintilla che ancor ora, a 40 anni di distanza da quegli avvenimenti, anima gli occhi dei protagonisti nel rivivere, come fosse ieri, i fatti e gli ideali purissimi ed incontaminati che li spinsero ad agire per un bene superiore e condivisibile”.

Dal successo di pubblico del libro di Comin alla sua trasposizione sul palcoscenico, non sono passati neanche due anni.

“La cosa che mi ha stupito di più – dice la regista Salgado – è stata che un fatto di tale interesse a livello nazionale per la ricchezza di messaggi civili, storici ed educativi non fosse quasi per nulla conosciuto dai cittadini di Pordenone, luogo in cui tutto ciò è avvenuto e cornice-protagonista dell’intera vicenda. Ho assistito alla presentazione del libro di Comin a Pordenonelegge nel 2010 e subito mi sono appassionata alla vicenda, cogliendone i risvolti spettacolari. D’accordo con i protagonisti della vicenda, ho quindi coinvolto chi, a mio avviso, poteva tessere una storia romanzata su quelli che erano stati spunti reali, con tutte le sfaccettature che li caratterizzavano. In questi due anni, io, lo sceneggiatore Dedola, gli interpreti, la costumista, lo scenografo e la truccatrice abbiamo condotto un minuzioso lavoro di confronto continuo con studio ed interviste ai protagonisti per la ricostruzione dei minimi dettagli dell’epoca affinché la rappresentazione fosse il più possibile verosimile”.

Abiti, musiche, materiali didattici, tutto è vero e spesso originale; l’unico particolare sacrificato è lo slang dialettale dei personaggi, una scelta operata per non stravolgere con un effetto comico la portata di una vicenda seriamente educativa.

Nella cornice di contrasti intestini per l’autonomia provinciale, edifici fatiscenti e cecità di fronte alla forza ideologica dei nuovi giovani, i ragazzi dell’occupazione del 1969 hanno saputo dare una lezione di pacifica ma ferma richiesta di diritti per uno studio consapevole e di corretta amministrazione del bene comune.

Una lezione oggi più che mai importante di evoluta e responsabile autogestione, che vuole dimostrare ai ragazzi come la coesione e l’unione sotto una stessa idea giusta e pura porti a risultati tanto sorprendenti da essere iscritti nella storia.