Oltre 8 mila persone uccise in Siria

La tragica conta parte da quando, circa un anno fa, esplose la rivolta contro il regime di Bashar al Assad. Lo ha dichiarato il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser. Secondo Al-Nasser, citato dai siti di Bbc e Cnn, fra le vittime ci sono molti donne e bambini.

Al-Nasser ha detto che “violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche” e in questo “la comunità internazionale ha una sua responsabilità”. Secondo l’opposizione siriana, il numero delle vittime è invece superiore a 9.000.

Famiglie decimate a Homs, con quasi 50 vittime, migliaia di persone in fuga dopo il massacro. Lasciata a se stessa, la Siria scivola verso il baratro di violenze a sfondo confessionale alimentate da un’incessante repressione del regime, sempre più identificato dagli oppositori con la minoranza sciito-alawita a cui appartengono i clan al potere da quarant’anni. su questo sfondo si è consumato nella notte tra domenica e lunedì un nuovo massacro contro civili innocenti a Homs, nel centro del Paese, dagli attivisti attribuito alle milizie lealiste e dal governo imputato a terroristi finanziati da Arabia Saudita e Qatar. Le vittime sono almeno 47 tra donne e bambini, intere famiglie dei quartieri a maggioranza sunnita di Karm az Zeitun e Adawi. I loro corpi mutilati sono stati mostrati da video amatoriali pubblicati su Internet da attivisti anti-regime. In uno dei filmati si mostrano corpi con crani spaccati, con occhi aperti, oppure con un’occhio solo perché dall’altro è fuoriuscita materia celebrale. Alcune salme presentano segni di bruciature estese, altre hanno tagli alla gola o fori di pallottole in fronte.

Secondo il racconto degli attivisti, le vittime sono state uccise dalle milizie lealiste che sono penetrate dal vicino rione alawita di Nuzha alla ricerca dei superstiti di intensi attacchi di artiglieria cominciati ieri sera. Il regime conferma implicitamente la notizia, affidando al ministero dell’informazione un comunicato nel quale si accusano bande di terroristi di aver sequestrato civili di Homs, di averli uccisi e mutilati e di aver inviato le immagini alle tv panarabe al Jazira e al Arabiya con l’obiettivo di attribuire il crimine alle autorità. “Le uccisioni di civili in Siria devono fermarsi adesso. Il mondo deve mandare (al regime siriano) un messaggio chiaro, che questa situazione è inaccettabile”, ha detto Kofi Annan, inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba, giunto oggi ad Ankara, dopo esser stato in Qatar al termine della sua visita di due giorni a Damasco. L’ex segretario dell’Onu incontrerà domani nella capitale turca i vertici del Consiglio nazionale siriano, principale piattaforma di oppositori all’estero, mentre in Siria si era intrattenuto a colloquio con i rappresentanti dell’opposizione in patria. A proposito del massacro di Homs, Hilary Clinton, segretario di Stato americano intervenuta oggi all’ennesima riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla Siria, ha detto che al Assad è stato cinico perché ha accolto Annan mentre in diverse città del Paese “continuavano i massacri” da parte delle forze governative. A New York le posizioni dei protagonisti internazionali rimangono invariate: secondo Mosca, a un anno dall’inizio della repressione, “domande affrettate per un cambiamento di regime” possono contribuire a far precipitare la situazione. Che appare ormai oltre l’orlo del precipizio: solo oggi i Comitati di coordinamento locali hanno documentato, con nomi e cognomi e circostanze della loro uccisione da parte delle forze lealiste, la morte di 32 persone in diverse località del Paese.

Tra loro si contano due militari ma anche un bambino, Saad Qassem di Maarrat Debse (Idlib), e un adolescente, Rafet Fawran di Inkhil (Daraa). I media del regime siriano, che oggi è tornato ad accusare esplicitamente Arabia Saudita e Qatar di finanziare i terroristi, hanno invece riferito dei funerali di 15 tra militari e agenti delle forze di sicurezza uccisi da non meglio precisate bande di terroristi. In mattinata, attivisti da Daraa avevano invece riportato la notizia, non confermata da Damasco e non verificabile in maniera indipendente, dell’esplosione di un’autobomba nel centro del capoluogo meridionale di Daraa. Nella deflagrazione sarebbero morti, secondo alcune fonti, tre membri delle forze di sicurezza siriane. Un’altra fonte parla di una ragazza uccisa e di 25 suoi coetanei feriti. In serata, decine di migliaia di curdi sono scesi in piazza nelle località del nord-est della Siria contro il regime e per ricordare l’8/o anniversario della cosiddetta Intifada curdo-siriana contro il potere baatista di Damasco.