Enzo Ciconte racconta il brigantaggio

In occasione dell’uscita dell’ennesimo libro di Enzo Ciconte, docente di storia della criminalità organizzata presso l’Università Roma Tre e deputato nella X Legislatura, ”Banditi e briganti. Rivolta continua dal ‘500 all’800” – Rubbettino, 2011 – di cui vi parleremo prossimamente, abbiamo deciso di andare a trovarlo nella sua abitazione romana per scambiare qualche battuta con lui; scoprendo una persona generosa nelle spiegazioni e con tanta voglia di apprendere e di trasmettere.

Chi è Enzo Ciconte? Bella domanda! E’ difficile parlare di me stesso. Cerco di ricostruire fatti criminali e mafiosi avvenuti nel Mezzogiorno d’Italia dalle origini sino ad oggi. Tali fenomeni nacquero prima dell’Unità d’Italia, anche se molti sostengono il contrario, in Sicilia, Calabria e Campania ma negli ultimi decenni hanno invaso tutta la penisola. Tra i miei testi mi piace ricordare quello, scritto con mio figlio, che tratta la bigamia di Francesco Crispi, “Il ministro e le sue mogli. Francesco Crispi tra magistrati, domande della stampa, impunità” Rubbettino, 2010. Tra i temi che mi hanno appassionato e mi appassionano emerge la violenza sulle donna, di cui tanto ci sarebbe da parlare; sul tema ho trovato le circa 2000 sentenze che hanno ispirato un’altra mia opera, “Mi riconobbe per ben due volte. Storia dello stupro e di donne ribelli in Calabria 1814-1975” Editore dell’Orso, 2001. Prima ancora mi ero dedicato anche alla politica.

Ma che cos’è il Brigantaggio? E’ un fenomeno complesso che per un lungo periodo ha subito la negazione del fenomeno stesso. Comprende, ovviamente, una componente delinquenziale; poi una politica, mi riferisco soprattutto al papato e ai Borbone che desideravano la restaurazione dei regni; ma quello che caratterizzò maggiormente il Brigantaggio fu la componente contadina. Gli agricoltori erano poveri, non possedevano nulla, l’unico modo di sopravvivere a volte era diventare briganti; così avvenne un rovesciamento dei ruoli, in cui i proprietari terrieri temevano i braccianti. Chi pensa che il Brigantaggio sia un fenomeno meridionale sbaglia. Prima dei briganti c’erano i banditi. Prendiamo ad esempio la Repubblica di Venezia, dove si verificò una forte repressione nei loro confronti. Tutti erano desiderosi di uccidere i briganti. Numerosi cittadini utilizzavano le teste di persone uccise, conservate nel sale, per riscattare qualche familiare. Si verificò un vero e proprio commercio di teste. Ma chi poteva davvero sapere a chi appartenessero? Altri episodi cruenti sono descritti dal famoso boia mastro Titta il quale, nelle sue memorie, racconta di aver squartato 77 corpi, dividendoli in 4 parti, e la più importante restava il capo che veniva esibito pubblicamente. Luoghi comuni attribuiscono ai briganti il ciuffo lungo, testimone ne è Manzoni nei Promessi Sposi con l’Azzeccagarbugli che scambia il giovane Renzo per un bravo; oppure, in particolare in Sardegna, la lunga barba.

Da chi fu sconfitto il Brigantaggio? Prima dall’emigrazione, quando le campagne furono abbandonate, e poi dalla predicazione cattolica e socialista che insegnò ai contadini come ribellarsi in maniera organizzata e, soprattutto, in modo non violento.

In quali zone si diffuse tale fenomeno? In Calabria si sviluppò nella provincia di Cosenza e nella vecchia provincia di Catanzaro. Nella zona del reggino ci fu invece la ’ndrangheta che, almeno mio parere, non è legata al brigantaggio e neanche alla mafia.

Perché allora molti mafiosi sostengono di discendere dai briganti? Per millantare delle origini migliori, che non hanno. I briganti, nel corso della storia, sono stati rivalutati.

Chi erano invece le brigantesse? Ci furono due tipi di brigantesse. Le prime hanno seguito volontariamente i loro uomini; le seconde ne sono state costrette poiché violentate. queste sventurate non potendo più ritornare in casa, perduta la verginità, decidevano di seguire i loro stupratori. Il fatto curioso e un po’ contraddittorio è che alcune di queste, una volta perso il compagno, si risposavano e conducevano una vita normale. Difficilmente le brigantesse venivano condannate; lo Stato in questo modo circoscriveva il fenomeno solo al maschile, di fatto sminuendolo.

Perché il bandito Giuliano è emerso rispetto agli altri? Perché era bello, giovane e forte, soprattutto seppe vendere, già allora, la propria immagine. I giornalisti lo cercavano ed intervistavano durante la sua latitanza e così ne costruirono un personaggio.

Un augurio all’Italia Speriamo di superare questo momento di crisi, drammatico, specialmente per i giovani che necessitano di certezze; le mafie non cercano altro che manovalanza …

Un augurio a se stesso Di scrivere molti altri libri …  il migliore sarà l’ultimo. Confidiamo di avervi incuriosito nel leggere questa intervista, così presto vi suggeriremo alcuni libri del professor Enzo Ciconte.