Napoli, non ci sono stipendi d’oro alla Provincia

“L’interrogazione dell’on. Di Pietro e le motivazioni che la sostengono hanno tempi e modi che mi stupiscono. Tempi incomprensibili perché giungono dopo che nei giorni scorsi ogni polemica è stata fugata da dati oggettivi quale una sentenza del tribunale amministrativo regionale, modi  censurabili proprio perché mettono in discussione tale sentenza definendola testualmente “poco chiara”, con affermazioni di una gravità assoluta specie perché riportate da chi qualche anno fa vestiva ancora la toga. Tutto ciò è paradossale”.

Lo ha affermato il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che ha così commentato l’interrogazione parlamentare presentata al presidente del consiglio, Mario Monti, ed al ministro degli interni, Rosanna Cancellieri,  dal presidente dell’Idv, Antonio Di Pietro, e dal deputato dello stesso partito, Antonio Palagiano.

“La motivazione con cui si è espresso il Tribunale Amministrativo – ha continuato il presidente Cesaro – non solo è quanto mai chiara, ma fuga ogni dubbio sulla legittimità del lavoro della mia amministrazione, riconoscendo, cito testualmente, “la sufficienza istruttoria e la congruenza motivazionale” degli atti assunti, valutando ragionevoli e coerenti le scelte organizzative effettuate.

Ricordo che tale riorganizzazione, oltre che necessaria, era anche obbligata, perché il Mef aveva palesemente richiesto di intervenire nel merito dopo un’ispezione effettuata nel 2007, che aveva stabilito all’epoca palesi incongruenze nelle funzioni dirigenziali dell’ente.

Non possiamo parlare né di aumenti né di stipendi d’oro, perché le funzioni dei dirigenti non sono assolutamente comparabili a quelle esistenti nella precedente organizzazione. Abbiamo infatti profondamente snellito la macchina amministrativa, riducendo le aree dirigenziali e semplificando la struttura, accorpando diverse funzioni e valorizzando le risorse interne, ed abbiamo anche eliminato ogni consulenza esterna. Nei fatti abbiamo ottenuto una riduzione complessiva delle spese di oltre 150 mila euro, ovvero del 5% dei fondi per il personale dirigenziale”.

“Penso che un amministratore debba operare secondo una visione complessiva, guardando ad elementi quali la qualità dei servizi, la valorizzazione delle risorse e l’economicità globale. Ed è quello – ha concluso Cesaro – che abbiamo sicuramente fatto”.