Fabrizio Pioli, grande crisi culturale del territorio

“Rivolgo  la mia solidarietà e vicinanza alla famiglia del giovane Fabrizio, esprimendo grande sconcerto per un episodio così assurdo e dispotico”. Così l’assessore provinciale reggino, Giovanni Calabrese, interviene sulla triste notizia della scomparsa del giovane Fabrizio Pioli fatto sparire e quasi certamente ucciso, per essersi innamorato della donna sbagliata.

“Rispettando il dolore dei familiari e dei conoscenti – interviene Calabrese- mi permetto di esternare, in questo momento così delicato, una mia riflessione sulla sottocultura, anzi, cultura arcaica, che regna, ancora oggi, sul nostro territorio”. “Morire a soli 38 anni per una storia d’amore nata sul social network facebook e poi conclusasi tragicamente a causa del “potere pregiudizievole” di chi decide sulla vita altrui, mette in risalto la grande crisi culturale del nostro territorio. Ancora oggi, purtroppo, – afferma l’assessore- siamo qui a parlare di delitti d’onore, perché anche se è da 30 lunghi anni che il termine è sparito dal codice, di onore si tratta e, purtroppo proprio l’onore è stato la causa che ha portato due uomini a spezzare una relazione tra due giovani. L’accettazione e la condivisione di un amore tra una donna sposata e un giovane non sono bastati a padre e fratello della signora Napoli che, arbitrariamente e crudelmente, hanno stroncato definitivamente la fine di due vite, quella di Fabrizio ( di cui, oggi ancora, non è stato ritrovato il corpo) e quella di Simona stessa che oggi piange il suo amato e si trova sottoprotezione”.

“La vicenda deve far riflettere tutti noi perché nel 2012 – prosegue – è inaccettabile che un rapporto tra uomini possa congelarsi con la tragedia. La libertà umana si è frantumata a causa di un comportamento barbaro ed incivile che non ha guardato in faccia la felicità dell’altro, piuttosto ha messo in primo piano il disonore e l’orgoglio. Quell’orgoglio che ha condotto i familiari della giovane amante a ribellarsi perché offesi nell’animo, perché toccati nell’onore che ha condotto alla vendetta”.

“È un episodio che pone l’accento sui valori di oggi – conclude Calabrese – sulla vita quotidiana e sulla cultura territoriale, sulla mentalità chiusa e sui pregiudizi. E Gioia Tauro, centro di grande interesse economico con una vita sociale notevole, deve ribellarsi. Lo deve fare con tutte le realtà presenti: dalla Chiesa, alle Forze dell’Ordine, dalle Istituzioni alla scuola, quest’ultima il luogo di eccellenza per la crescita personale e culturale. Mi preoccupa sapere che i giovani, oggi, sono a repentaglio delle loro stesse azioni. Ed è quindi importante ricercare un metodo, una via d’uscita dall’ignoranza e dalla presunzione. Rivolgo il mio accorato appello a tutti i giovani, affinché si allontanino da ogni atteggiamento egoistico, presuntuoso, e soprattutto non dimori in loro, mai e in nessuna occasione, lo spirito di vendetta. Attraverso il ruolo degli educatori, di guide sicure, di famiglie attente ed insegnanti e operatori scolastici preparati – conclude-  è importante avviare un percorso culturale che potrà aiutare le nuove generazioni a rafforzare il sentimento del rispetto, della fede, del perdono ed in particolar modo insegnare a vivere liberamente e democraticamente, nel rispetto dell’altro, senza soprusi ed oppressioni”.