La maestra violenta di Pizzo costringeva i bimbi ad urinare addosso

Vibo Valentia si scopre la provincia della vergogna. Lo scorso anno il caso di Mileto, adesso a Pizzo. Insegnanti violente che maltrattano i propri alunni. Incredibile come la maestra elementare, L.G. di Pizzo, maltrattava alcuni bambini colpendoli addirittura con schiaffi e pugni. La donna lavora presso la scuola elementare San Sebastiano di Pizzo.

Le indagini sono state condotte attraverso una serie di telecamere nascoste nelle aule ed avrebbero consentito di accertare come la maestra, durante le lezioni, per punire gli studenti più indisciplinati, li avrebbemalmenati colpendoli con schiaffi e pugni, lanciandogli libri e penne, strattonandoli, tirandogli i capelli ed inveendovi contro fino a farli piangere. Ai maltrattamenti non sarebbe sfuggita nemmeno una piccola affetta da mutismo selettivo. Molti studenti erano così terrorizzati da non voler più frequentare la scuola.

Il caso era stato segnalato ai Carabinieri poche settimane fa da alcuni genitori, preoccupati per l’evidente terrore provato dai figli nell’andare a scuola nei giorni in cui vi era lezione con l’insegnante. Le indagini hanno permesso di accertare che nelle classi ogni giorno, anche le più lievi mancanze scolastiche o disciplinari, venivano punite dalla maestra con immotivata violenza, tanto che gli alunni, ormai terrorizzati vivevano in uno stato di totale soggezione, continuamente intimiditi anche dalle urla, dal lancio di libri e penne e dalle spinte che la maestra riservava loro. Ad evitare le persecuzioni non è riuscita neppure una piccola affetta da mutismo selettivo che è stata addirittura costretta ad urinarsi addosso a seguito del divieto dell’insegnante di poter andare in bagno e che era così terrorizzata dalla donna da rifiutarsi ormai di recarsi a scuola. Una situazione insostenibile che ha portato il Gip ad emettere il provvedimento cautelare nei confronti della donna che, raggiunta dai militari nella propria abitazione, dopo gli atti di rito, è stata trasferita agli arresti domiciliari.