Imperia, gestione integrata servizi socio sanitari

Il Distretto sociosanitario 3 Imperiese, costituito da 35 Comuni e 5 Ambiti territoriali Sociali nasce dall’approvazione, da parte dei comuni afferenti all’Ex Zona Sociale  3 e l’ Azienda sanitaria locale n. 1,  di una prima convenzione nel 2008.

La predetta convenzione riguardava la gestione integrata e coordinata dei servizi socio sanitari, ai sensi della legge regionale n. 12 del 2006.

Geograficamente il Dss 3 Imperiese copre il territorio compreso tra San Lorenzo al Mare, inclusa l’intera Val Prino, e Cervo, comprendendo i Comuni del Dianese, e per quanto concerne l’entroterra,  si estende a tutta la Valle Impero e alla Valle Arroscia.

Comune capofila è Imperia, il principale per numero di abitanti, e in quanto tale, è sede amministrativa e operativa del Distretto Sociosanitario di cui detiene la presidenza nella figura dell’Assessore ai Servizi sociali Antonello Ranise.

Essendo la succitata convenzione del 2008 scaduta, in data 22 febbraio u.s. gli attuali Firmatari (il Direttore generale dell’ASL Mario Cotellessa, l’ Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Imperia Ranise, il Sindaco del Comune di San Lorenzo al Mare Marina Avegno, Il Vice Sindaco di Cervo Vittorio Desiglioli, l’Assessore del Comune di Pontedassio Giacomina Ramoino e il Sindaco di Pornassio Raffaele Guglierame) rinnoveranno il documento per altri tre anni.

In particolare la convenzione regola i rapporti fra i Comuni e l’Asl nelle situazioni complesse e ove necessiti una presa in carico integrata.

I risultati conseguiti in questi anni dall’integrazione sociosanitaria sono senz’altro positivi.

“Una politica di lavoro volta a coronare obiettivi concordati e condivisi, la messa in campo di risorse e conoscenze afferenti ai due comparti, con l’attuazione di interventi sinergici, non più frammentati, in un’ottica di valutazione globale del bisogno e di predisposizione di un piano personalizzato di assistenza, sono gli aspetti principali – dice l’Assessore Ranise. Da questa metodologia possono trarre vantaggio le persone non autosufficienti gravi, sia anziane sia diversamente abili, coloro che sono affetti da patologie psichiatriche, le persone dipendenti da alcool, droghe e farmaci, i malati terminali, soggetti con patologie da HIV, che necessitano di interventi sanitari e sociali”.

Sono stati riscontarti, inoltre, benefici importanti anche per i minori soggetti ad abusi e/o maltrattamenti e soggetti a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria, figure per le quali è necessario che i servizi specialistici dell’ASL, la scuola, il Tribunale per i minorenni o il Tribunale Ordinario operino in accordo e integrazione con i servizi sociali.

Il ridimensionamento, a partire dal 2008, delle risorse statali e regionali destinate al sociale e al sociosanitario, necessarie per  competenze che richiedono risorse sia umane sia economiche è elemento penalizzante.

A oggi il taglio operato nei servizi sociali è quantificabile intorno al 50 %, a causa dell’azzeramento del Fondo Sociale Nazionale, con conseguente ridimensionamento  del trasferimento regionale al nostro Distretto sociosanitario.

Contemporaneamente occorre prendere atto di un impoverimento generale della popolazione e dell’aumento di situazioni “di nuova povertà”.

Alla luce di questo stato di fatto gli Enti Locali dovrebbero mettere in atto politiche fiscali e tariffarie eccezionali e di incremento, che andrebbero esclusivamente a gravare sulle condizioni economiche dei cittadini.

Diventa, pertanto primario, capire su quali politiche sociali e sociosanitarie possano essere varate e attuate nel nostro territorio.

Alcune azioni, quali la promozione dell’associazionismo comunale, la razionalizzazione dei servizi, una compartecipazione mirata al costo di alcuni interventi, un raccordo forte con il Terzo settore, possono senz’altro migliorare la qualità delle prestazioni erogate.

E’, altresì, opportuno un ripensamento generale della questione sociale e dei diritti di cittadinanza affinchè rientrino a pieno titolo tra gli interessi e gli obiettivi prioritari della politica del nostro Paese.

E’ ormai indispensabile che lo Stato individui i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (Liveas) così come previsto dalla legge 328/2000, tuttora in vigore, in assenza dei quali qualsiasi ipotesi di fissazione dei cosiddetti costi standard rischierebbe di aumentare i divari territoriali e geografici relativi alla garanzia dei diritti di cittadinanza e far crescere le diseguaglianze sociali.

La definizione dei Liveas dovrà essere accompagnata da misure volte a garantire un flusso finanziario a beneficio delle Regioni finalizzato a ripristinare il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, ormai sostanzialmente azzerato, che necessita di una dotazione tale da poter garantire la sussistenza del sistema dei servizi territoriali fondamentali oggi presenti nel nostro territorio ma che sono attualmente a rischio di estinzione.

Altro punto focale è costituito dalla riforma fiscale,  capace di rilanciare sviluppo e benessere, per la costituzione di Fondi Regionali per le politiche sociali, per l’infanzia e l’adolescenza, per la non autosufficienza e per le politiche a favore delle famiglie, in applicazione ai Piani nazionali di settore.

“Esiste un credo comune – dichiara il sindaco Strescino – che considera i servizi sociali fonte unica di spesa, trascurando il fatto che il sistema dei servizi alla persona, inteso complessivamente come prestazioni svolte dalle famiglie, dai privati, dalle badanti è l’unico segmento dell’economia del nostro paese che è in aumento. E’ assolutamente basilare attuare tutte quelle misure atte a combattere il lavoro nero, con incentivi alle famiglie, per far rientrare nel circuito economico risorse sommerse, da poter reimpegnare nuovamente nel sociale”.