Fallimento rimandato per i greci

Oltre 12 ore di riunione per sbloccare i 130 miliardi di aiuti promessi ad Atene. A frenare la trattativa la difficoltà di accordo con i privati detentori del debito greco che dovranno accettare una ulteriore riduzione del valore nominale dei titoli in loro possesso. Meno problemi per gli altri due punti necessari per l’accordo: la presenza stabile di osservatori della troika ad Atene (un punto definito inderogabile da tutti i ministri partecipanti alla riunione) per controllare che il piano di risanamento del Paese venga portato avanti secondo gli accordi e la creazione di un conto bloccato dove i greci verseranno da ora in poi gli interessi sul loro debito.

L’obiettivo è che la Grecia arrivi nel 2020 ad un rapporto debito-Pil del 120,5%. “Un obittivo insperato”, ha detto il Ministro francese Francois Baroin. Gli stati dell’Eurozona parteciperanno al salvataggio abbassando gli interessi sui prestiti concessi ad Atene. Anche la Bce farà la sua parte secondo un meccanismo macchinoso che consente alla Banca centrale di superare l’ostacolo delle normative che le vietano l’intervento in aiuto degli stati. L’istituto di Francoforte distribuirà alle banche centrali nazionali i profitti sui bond greci nel suo portafoglio, a loro volta le banche centrali li verseranno agli stati dell’Eurozona che hanno acconsentito a versarli alla Grecia, mentre l’Fmi deciderà a marzo la sua partecipazione (che i Paesi dell’Eurozona si aspettano sia “significativo”) al piano di aiuti. E sempre a marzo si giocherà la partita importante sui fondi salvastati e sulle loro dotazioni.