Tentato omicidio a Cagliari pensionato fa ricorso in Cassazione

A marzo scorso veniva rigettato un ricorso presentato da un cittadino che depositava in cassazione, a seguito di un rigetto d’appello, per tentato omicidio avvenuto a Cagliari. Simbolo dell’ingiustizia è un Sottufficiale in pensione di 74 anni M.i. Dopo aver presentato l’agoniato ricorso, con sentenza la prima sezione penale composta dal presidente Severo Chieffi, consigliere Enzo Iannelli, consigliere Luigi Pietro Caiazzo, relatore Marcello Rombolà, consigliere Raffaele Capozzi ed il procuratore generale Fausto De Santis, veniva rigettata l’istanza legale, per altro fondata, con dei motivi a dir poco sconcertanti. La vicenda giudiziaria denunciata, che vede coinvolto anche il figlio del militare in pensione, da anni ha spinto i familiari a denunciare alla nostra redazione l’assoluta ingiustizia e la grave nullità giudiziaria di questa istituzione, perchè, da tutti i documenti, raccomandate e fax prodotti, da anni, si dimostra che sia M.i. che il figlio non ha commesso il reato ascrittogli nonostante un terzo grado di giudizio inutile.

Lui aveva più volte denunciato i fatti alla Procura generale della cassazione ai procuratori: Francesco Favara, Mario Delli Priscoli e Vitaliano Esposito ma non ha mai avuto riscontri positivi, anzi tutt’altro, la vicenda è alquanto articolata. Oltretutto, era stata proprio la Procura generale della cassazione ad aver trasmesso una denuncia a gennaio 2007 al sostituto della Procura di Roma, Caterina Caputo, che aveva aperto un’inchiesta. Appreso l’esito del ricorso, i familiari hanno gridato vergogna affermando che la cassazione non ha fatto altro che fare un ennesimo “copia-incolla” dei motivi sul giudizio di secondo grado. Il reato doveva essere modificato in lesioni dimostrate reciproche. I familiari, si domandano che cosa spingono tutti questi esiti negativi rispetto ai titoli e agli stipendi che prendono i giudici di cassazione per un ordinamento giudiziario del terzo grado che non funziona perchè dovrebbe essere un capovolgimento. Ma sotto c’è di più, perchè, l’uomo, esasperato dalla continua ingiustizia e da una cronaca giornalistica obrobriosa, aveva denunciato i giudici della cassazione alla Procura di Roma. Il fascicolo fù trasmesso alla Procura di Perugia, giurisdizionalmente competente sui supremi giudici poi il procedimento è ritornato alla Procura di Roma in mano al Gip Maria Bonaventura. Il reato era abusi d’ufficio. Per questo procedimento penale, M.i. fù sentito ad informazioni testimoniali come parte offesa alla Questura di Cagliari tramite il pubblico ministero di Roma Maria Cordova. In pratica, gli ex procuratori generali di cassazione Francesco Favara e Mario Delli Priscoli erano sotto-inchiesta compresi i giudici della quinta sezione penale composta da Giuseppe Pizzetti, Alfonso Amato, Gennaro Maresca, Aniello Nappi, Giangiacomo Sandrelli, R. Sauli Console, un relatore e l’ex sostituto procuratore generale Aurelio Galasso, che, avevano rigettato non solo un’altro precedente ricorso della famiglia del pensionato, ma archiviato, tutte le denunce presentate alla procura generale della cassazione.

A nulla è servito rivolgersi agli organi di governo, ai Presidenti della Repubblica Carlo Azzeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, ai ministri di giustizia Roberto Castelli, Clemente Mastella, Lugi Scotti, Angelo Alfano ed al Capo ufficio dell’Ispettorato generale Arcibaldo Miller chiedendo un’Ispezione, al Csm ed al procuratore capo di Cagliari Mauro Mura, sostengono i familiari, per far presente l’eclatante ingiustizia subita. La segreteria del presidente del consiglio Silvio Berlusconi gli ha risposto: “…prenda un appuntamento…poi più nulla…”. Non solo, M.i. aveva inviato uno scritto al Procuratore generale della cassazione Vitaliano Esposito esponendogli la vicenda, ma nulla ha fatto nonostante la segreteria ha detto: “…I.? non mi è nuovo questo cognome…”. La Costituzione non funziona perchè non c’è equa-giustizia. Replicano: “si sono solo scaricati le responsabilità”. I familiari del pensionato chiedono con forza una Commissione d’inchiesta nei confronti della controparte per stabilire la verità. Situazioni che definiscono vendette, abusi e dolo per aver denunciato un terzo grado di giudizio da vergogna europea.