Monti spezza il sogno olimpico di Roma

E’ fortissima la convinzione del Capo del governo che l’Italia non possa permettersi il lusso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Domani è l’ultimo giorno. Tokyo ha ufficializzato la discesa in campo, mentre la riserva sulla candidatura di Roma non è sciolta. Il verdetto non è stato pronunciato, è vero, ma salvo colpi di scena la Capitale non correrà per ospitare i Giochi Olimpici del 2020.

“Dracula” Monti è orientato a negare la garanzia dello Stato per i 4,7 miliardi di spesa pubblica previsti e l’eventuale sforamento. Con la conseguenza che la mancata firma della lettera di impegno economico, da consegnare entro domani al Cio, farebbe decadere la candidatura. Ma poiché il pressing è fortissimo, nell’Italia che vuole i Giochi c’è anche chi confida in un ripensamento dell’ultima ora, magari con una firma in zona Cesarini. Resta il fatto che in ambienti del Governo prevale lo scetticismo, il fastidio per il pressing su una questione ritenuta più d’inciampo che di incentivo alla corsa dell’esecutivo e la convinzione, nel merito, che il ritorno economico dell’evento sia stato, in molti casi, sovrastimato. “I rischi di sforare il budget sono enormi” è l’ossessione di Monti, che ha studiato con scrupolo l’esperienza di Londra e quella di Atene. E che ha “molto apprezzato”, raccontano, le parole con cui un campione del calibro di Pietro Mennea ha definito “una follia” l’idea di candidare Roma in tempi di vacche magre. E poi, ragionano nell’esecutivo, come si fa a puntare sulle Olimpiadi quando non ci sono sufficienti risorse per finanziare la riforma del mercato del lavoro? Oggi il dossier olimpico, col suo delicato corredo di speranze e tensioni, approderà in Consiglio dei ministri, dove non mancano orientamenti favorevoli ma prevale la cautela. Monti ha invitato tutti a non sbilanciarsi e la sua squadra ha fatto un passo indietro, lasciando che sia il presidente a dare l’indirizzo decisivo. Dal PdL Monti ha avuto rassicurazioni sul fatto che il partito accoglierebbe di buon grado anche una decisione negativa. E la stessa comprensione è certo di ottenere dal Pd. Di ben diverso tenore, in caso di rifiuto, sarà la reazione del sindaco Gianni Alemanno, ma anche questo il capo del governo lo ha messo nel conto. La tensione tra Campidoglio e Palazzo Chigi è alta, sembra che il Premier sia a dir poco irritato per la caparbietà con cui il primo cittadino lo ha tirato per la giacca.