Gianfranco Fini si allea con il Pd a Bari

“Roba da matti”. Verrebbe proprio da esclamare così a vedere da un lato Michele Emiliano, sindaco di Bari e dall’altro Italo Bocchino, vice presidente di Futuro e Libertà, stringersi sorridenti la mano. Non fosse altro perché questa stretta di mano sancisce il patto tra comunisti e fascisti che giova agli uomini di Gianfranco Fini l’ingresso in maggioranza a Bari.

“Italo ha accolto completamente l’impostazione da me data alla lista civica nazionale, per un progetto politico che ricordando Pinuccio Tatarella sigla un passaggio epocale che parte da Bari e presto contaminerà positivamente anche altri comuni e infine la regione per poi volare verso altri coinvolgimenti. Bocchino mi ha salvato dal dubbio di esser diventato matto. FLI da oggi è tecnicamente in maggioranza al Comune di Bari”. E’ l’annuncio del sindaco dl capoluogo pugliese. E la Puglia sottrae la scena alla Sicilia. L’Isola, infatti, ha visto nascere i fenomeni Cuffaro prima e Lombardo poi, in particolare l’Mpa ed il Terzo Polo. Ora è la Puglia a prendersi lo scettro di laboratorio. Tutto è partito con Nichi Vendola, un gay comunista che piace all’Italia cattolica anche di destra, senza nessuna offesa per gli omosessuali. Ma tornando a Bari l’unico consigliere comunale, eletto nelle liste della fittiana “Puglia prima di tutto” e in seguito alla scissione confluito in Futuro e Libertà, è Vito Lacoppola. E i “si dice” volevano un contraccambio per le “larghe intese” che fosse solido, massiccio, certo, un posto da assessore. Ipotesi per ora sfumata come conferma lo stesso sindaco. “Non è prevista l’entrata in giunta né del consigliere Lacoppola né di altri “futuristi” anche perché non sarebbe una buona mossa a due anni dalle elezioni amministrative nel capoluogo”. Questo sulla carta, naturalmente. In realtà, si tratterebbe di una mossa per non “innervosire” l’altra faccia della medaglia, quelli di Sel, ancora alle prese con un processo, seppur avviato con successo, di “abbandono dell’approccio ideologico nel fare politica”. Fu, al tempo, Salvatore Tatarella, a chiedere la mano (politica) di Michele Emiliano, offrendogli il posto da candidato sindaco per il centrodestra. “Proposta al tempo irricevibile – ricorda Emiliano stesso – per la presenza di Silvio Berlusconi e per le sue posizioni, inconciliabili con le mie, sulla giustizia e la legalità”. Di anni ne sono passati e se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. Del resto Pinuccio Tatarella ricordava nella sua costruzione dell’armonia. “Se il Polo si allarga, se la destra coniuga qualità e quantità, ragione e consenso, si può costruire la coalizione che vince”. Anche senza Sel? Verrebbe da aggiungere.