L’attaccante triestino Daniele Del Gaudio ora un prete

La vocazione l’ha strappato dai campi di calcio. Attaccante classe 1983, passato dai sogni cullati nelle stagioni con le maglie di Triestina e San Luigi agli studi seminarili e al raggiungimento del diaconato, primo gradino verso l’abito talare. Un talento calcistico che avrebbe meritato altri scenari, animo serio, mente lucida ma carattere schivo, troppe volte cupo, abitato da qualche tormento, probabilmente di natura spirituale.

Se avesse intrapreso la carriera professionistica nel calcio avrebbe magari illuminato i campi ma fatto dannare i cronisti nel post-partita. Poche parole ma impegno costante, quello sì, come ricordano buona parte dei tecnici e addetti ai lavori che lo hanno seguito nello scorcio giovanile delle sue esperienza nel calcio. Che fosse un attaccante di talento era chiaro sin dai suoi primi calci nel San Luigi, sua culla sportiva. Alla Triestina Del Gaudio arriverà ben presto, vivendo la fatidica trafila nelle giovanili e giungendo sino alla formazione Berretti, dove merita anche i gradi da capitano, sponsorizzato da nomi come Mark Strukely e Franco Zadel. Ci sa fare in campo l’aspirante sacerdote, guida la squadra, lotta e spesso segna, gol tra l’altro a volte di pregevole fattura. Sogna la prima squadra della Triestina, come molti fanno, come pochi ottengono. Un sogno che non si concretizzerà, nonostante le forti premesse. Il presidente Peruzzo sostiene e crede ancora in quel ragazzo efficace in campo e schivo fuori e prova a spingerlo verso altre scommesse professionistiche, targate Novara e Treviso, all’epoca in terza serie. I provini non vanno a buon fine, Daniele ritorna quindi definitivamente a Trieste e deve “accontentarsi” della Eccellenza, dove non ingrana, evapora, e questa volta non solo nello spogliatoio. E’ l’ultimo atto della sua carriera. Un ginocchio tra l’altro scricchiola mentre l’animo chiede intanto altro dalla vita. Arriva la “chiamata” e non da un club. Daniele Del Gaudio entrerà in seminario, un primo approccio, poi una crisi. Si torna in panchina. Una nube forte, intensa ma che passerà, riportando il giovane all’interno di una sede di formazione ecclesiastica, nel centro interdiocesano di Castellerio, in Friuli, dove maturerà i sei anni di studio verso il sacerdozio. E’ assegnato poi alla parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli a Trieste e diviene Diacono nel settembre dello scorso anno, ruolo che gli consente per ora di respirare parte dei Sacramenti, assistendo il sacerdote nei riti nunziali, nelle esequie, battesimi e nella distribuzione della Eucarestia.