Timore per la sorte dei 40 dispersi del Concordia

Dal confronto degli elenchi delle persone che erano a bordo della Costa Concordia e quelle soccorse e identificate a Porto Santo Stefano “mancano ancora 41 persone, da rintracciare”. Lo ha detto il prefetto di Grosseto Giuseppe Linardi. “Delle 4232 persone che, secondo gli elenchi forniti, erano a bordo della nave al momento ne sono stati rintracciati 4191. La verifica fra gli elenchi va avanti: è un lavoro lungo che ritengo si protrarrà fino a stanotte”. Cifre che coincidono con quelle diffuse dal portavoce della Capitaneria di Livorno,  Emilio De Santos. Le persone censite a Porto Santo Stefano hanno già lasciato il centro di prima accoglienza dove hanno trovato cure mediche e si sono potuti rifocillare.

Le ispezioni nella nave si sono concluse poco dopo le ore 12:00 di sabato senza che fossero recuperati altri passeggeri. Le ricerche, fa sapere il comandante Cosimo Nicastro del Comando generale della Guardia Costiera, sono ora concentrate esclusivamente nella parte sommersa della nave. Operazione sospesa nella serata del 14 gennaio perché con l’oscurità mancano le condizioni minime di sicurezza per i sub. I sommozzatori, spiega la Capitaneria di porto di Livorno, hanno eseguito sopralluoghi in tutte le parti esterne della nave, con esito negativo, registrando diversi video. Dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Vicenza sono partiti tre sommozzatori, esperti anche in operazioni speleologiche, che entreranno nella “Concordia” quando il relitto della nave sarà stabilizzato.

Intanto la Procura di Grosseto ha ordinato il fermo di Francesco Schettino, 52 anni, originario di Meta di Sorrento (NA), comandante della “Costa Concordia”, la nave da crociera naufragata la scorsa notte a ridosso dell’isola del Giglio. Schettino è stato trasferito al carcere di Grosseto in attesa dell’udienza di convalida che dovrebbe svolgersi all’inizio della prossima settimana. I reati contestati al comandante e al primo ufficiale in plancia, Ciro Ambrosio, sono omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. Le indagini sono state svolte dal procuratore Francesco Velusio, che ha diretto personalmente le attività investigative insieme ai carabinieri e alla capitaneria di porto. La Costa Concordia è stata posta sotto sequestro, come pure la scatola nera che ha registrato le comunicazioni con la capitaneria di porto di Livorno. Il comandante Schettino ha dichiarato di aver urtato uno scoglio non segnalato dalle carte nautiche. Ma su di lui pesano le testimonianze di alcuni membri dell’equipaggio: “Quando si naviga sotto costa – ha raccontato un altro ufficiale – non si utilizza più il pilota automatico, ma quello manuale. È quindi discrezione del comandante scegliere la distanza di navigazione dalla costa. E questa volta ha osato troppo”. Sulla vicenda ha avviato un’inchiesta anche il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per accertare “dinamiche, cause eventuali responsabilità dell’affondamento”. L’ultimo bilancio del prefetto di Grosseto parla di tre morti accertati: si tratta di due turisti francesi, Francis Servel e Jean-Pierre Micheaud, e di Thomas Alberto Costiglia Mendoza, peruviano, membro dell’equipaggio. I loro corpi si trovano all’obitorio di Orbetello e la Procura ha disposto l’autopsia. Secondo i primi esami medici sarebbero annegati. Sono stati “raccolti in mare” dai soccorritori, conferma una fonte della Asl di Grosseto, spiegando che le tre persone sono arrivate “già senza vita” sull’Isola del Giglio. Sono 67 le persone medicate negli ospedali di Grosseto e di Orbetello. Per 42 di queste, secondo una fonte dell’Asl di Grosseto, si è reso necessario “un ricovero, magari solo temporaneo in osservazione, mentre altri hanno riportato fratture o sono stati curati per ipotermia”. Solo due sono gravi. Si tratta di un membro dell’equipaggio, un cuoco cittadino del Bangladesh trasferito a Siena con un trauma spinale e qui sottoposto a intervento chirurgico, mentre a Grosseto è ricoverata una giovane con un trauma facciale.