Tutta l’Europa sull’orlo del fallimento

Un vero e proprio urgano dal nome Standard & Poor’s si è abbattuto indistintamente sull’Unione Europea alimentando la tempesta finanziaria. L’agenzia americana boccia nove paesi e ne salva sette. Bruxelles reagisce con durezza deplorando, sono le parole del Commissario Olli Rhen, “una decisione aberrante”. La Francia perde la tripla A e analogo declassamento è arrivato per l’Austria. Ancora più severo è il taglio che colpisce Italia, Spagna e Portogallo che scendono di due gradini, Roma e Madrid alla tripla B+, Lisbona alla doppia B, livello junk, “spazzatura”.

Il fallimento totale per la Grecia, la sconfitta su tutti i fronti per il Prof. “dracula” Monti. Nonostante gli Italiani siano alla “fame” per salvare banchieri e politici amici montiani, tutto va a rotoli. E Monti prova anche a giustificarsi. L’Italia, si legge nelle motivazioni, sconta l’alto debito e il basso potenziale di crescita, insieme alla maggiore vulnerabilità sui rischi di finanziamento. “L’indebolimento del quadro politico europeo – però – viene compensato dalla più forte capacità dell’Italia di formulare e applicare politiche anticrisi”. Il rating dell’Italia potrebbe subire nuovi tagli se Mario Monti non riuscirà a portare a termine tutte le riforme “a causa dell’opposizione di gruppi di interesse oppure se la vita del Governo fosse più breve rispetto alla durata del suo mandato”.

Per il governo italiano la mossa di S&P va letta come “un attacco all’ Europa che richiede una risposta collettiva”. A Parigi, dove si sono svolte manifestazioni di protesta, il Ministro delle Finanze Francois Baroin ha assicurato che “non ci saranno nuove manovre”, nè la Francia si farà dettare “la politica dalle agenzie di rating”.

Le prime voci sui declassamenti nell’eurozona si sono diffuse nel pomeriggio, quando le Borse hanno bruscamente virato al ribasso. Milano, che ha perso fino al 2,5% ha poi chiuso in flessione dell’1,2%. L’euro ha chiuso in forte calo a 1,2683 dollari contro il dollaro.

Ed è arrivato anche da Atene lo stop delle banche al negoziato sul debito. L’Institute of international finance (Iif), che rappresenta i creditori privati, ha annunciato in una nota la sospensione delle trattative sulla ristrutturazione del debito pubblico. “Sfortunatamente, nonostante gli sforzi della leadership greca – si legge – la proposta elaborata dal comitato di creditori e investitori privati, una riduzione nominale senza precedenti del 50% dei bond sovrani greci da loro detenuti, non ha prodotto una risposta costruttiva coerente da entrambe le parti”. In queste circostanze, prosegue l’Iif, “le discussioni con la Grecia sono interrotte per una riflessione”.

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