Un anno di forti tensioni sociali tra disoccupazione e rincari

Doveva restituire cinquemila euro all’Inps, ma la paura di non farcela e di perdere anche la casa nella quale abitava, unica sua proprietà, l’ha divorato, sino a portarlo al suicidio. E’ stato un primo giorno dell’anno funesto per Bari. Un pensionato di 74 anni, ieri all’ora di pranzo, si è tolto la vita gettandosi dal balcone di casa, un appartamento al quarto piano nel pieno centro del capoluogo pugliese. Il dramma della disperazione e della povertà.

Il 74enne, secondo quello che emerge dagli accertamenti, tra Natale e Capodanno, ha ricevuto una lettera da parte dell’Inps. Era la comunicazione che avrebbe dovuto restituire parte dei soldi della pensione percepiti negli ultimi anni. L’uomo aveva lavorato come operaio prima in Germania, poi in Olanda e infine a Bari, dov’era nato.

L’anziano percepiva una pensione sociale di 450 euro e un’altra, per gli anni trascorsi all’estero, di 250 euro, complessivamente 700 euro al mese. Nei giorni scorsi ha ricevuto la lettera dell’Inps nella quale l’ente riferiva di avergli corrisposto indebitamente, per un errore di calcolo, cinquemila euro negli ultimi anni, denaro da restituire con rate di 50 euro al mese.

Il pensionato, che viveva con il fratello, entrambi celibi, in un appartamento a ridosso del centro cittadino, ha temuto di non farcela e di rischiare di perdere la casa. Su suggerimento del medico curante, l’anziano ha iniziato ad assumere tranquillanti che non gli hanno comunque consentito di dormire serenamente, fino alla decisione di farla finita. All’ora di pranzo, l’anziano si è lanciato dal balcone della sua casa, al quarto piano, ed è morto sul colpo. A trovarlo è stato il fratello che, affacciatosi per stendere i panni, ha visto il corpo dell’uomo sul pavimento del cortile interno della palazzina.

L’allarme è più che preoccupante. Nel 2012 la crisi porterà via, secondo stime dei sindacati, 300 mila posti di lavoro e naturalmente in vista nessun fattore di crescita. Tutta colpa del Prof. “dracula” per i sindacati, opinione sempre più condivisa dagli Italiani.

Il presidente del Consiglio, Mario Monti, allora ha pensato di chiamare i leader sindacali, non solo per lo scambio di auguri ma anche per ribadire che c’è “la volontà del Governo di ricercare la massima intesa con le parti sociali sui temi del mercato del lavoro e dell’occupazione, pur nell’esigenza – sottolinea una nota di Palazzo Chigi – di operare con la sollecitudine imposta dalla situazione”.

Tradotto dal “montiano” così e così sarà. L’operazione è chiara: togliere agli Italiani anche l’aria che respirano per salvare le banche e l’Europa. Altro che dialogo con le parti sociali, è sempre più netta la sensazione di vivere in un “regime fiscale”.

Sono di queste ore le stime sugli “umori” degli italiani che guardano con timore e diffidenza al 2012. Quasi uno su due (48%) ritiene che la situazione economica del Belpaese sia pessima e il 36% si aspetta un ulteriore peggioramento delle condizioni della propria famiglia. E’ quanto emerge dal sondaggio Confesercenti-Swg. Inoltre, nel 2011 83 italiani su 10 (83%) hanno tagliato le spese e la crisi continua a mordere: solo il 62% riesce a coprire con lo stipendio le spese mensili, mentre uno su quattro (28%) arriva solo alla terza settimana.

Il sondaggio Confesercenti-Swg sulle prospettive economiche per il 2012 evidenzia un maggior pessimismo rispetto allo scorso anno. A dichiarare che la situazione economica italiana è pessima è il 48% contro il 33% del 2010, mentre il 36% (contro il 18% dello scorso anno) ritiene di aspettarsi un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche della propria famiglia nei prossimi 12 mesi. Si affievolisce inoltre la fiducia nel cambiamento. Il 47% non crede in un cambio di marcia per l’anno appena cominciato, sia in positivo sia in negativo, mentre coloro che si dichiarano fiduciosi in un futuro miglioramento sono solo il 17% (in calo rispetto al 24% dell’anno precedente). Anche il 2011 è stato caratterizzato da prudenza: l’83% (contro il 69% del 2010) ha tagliato le spese, soprattutto riguardo l’abbigliamento e le calzature, le vacanze e gli acquisti per la casa; mentre solo il 5% ha aumentato le spese. Aumenta inoltre la difficoltà a far quadrare il bilancio familiare per arrivare a fine del mese. Scende infatti la quota di persone che riesce, con il proprio il reddito, a coprire in tranquillità le spese mensili (il 62% contro il 72% del 2010), mentre sale al 28% la fetta che riesce a far fronte a tutte le spese fino alla terza settimana (era il 20% nel 2010). Il 10% confessa di arrivare solo alla seconda. Dalla classe politica, infine, gli italiani si aspettano onestà (45%) e serietà (24%). Sembrano invece interessare meno la questione morale (13%) ed il rispetto dei principi di un’etica comune (10%). L’umiltà (8%) è la qualità meno richiesta per una buona classe politica.

“L’anno che inizia si caratterizza per l’aumento dell’energia elettrica, del gas, del pedaggio autostradale, del canone tv,  dei trasporti,  ….e chi più  ne ha, più ne metta.  Mentre tutto aumenta,  a milioni di pensionati  viene negata la perequazione automatica, quei pochissimi euro legati all’inflazione …… forse per questi italiani, il costo della vita non aumenta.  Sono stati massacrati, nell’indifferenza generale, i diritti dei pensionati e dei pensionandi”. Lo dichiara al giornale, con profonda amarezza, Carlo Fatuzzo, leader del Partito Pensionati.

“Il Governo tecnico, uno dei peggiori della storia repubblicana,  si è accanito sui più deboli  che, come sempre, hanno pagato per loro e per gli altri. Il Partito Pensionati vuole dare voce  ai diritti  calpestati e massacrati, di chi per una vita ha sempre fatto il proprio dovere verso la famiglia,verso la società. Nell’anno che si è appena concluso – rilancia Fatuzzo – abbiamo svolto un’attività molto intensa, pur nella limitatezza dei nostri mezzi  e delle nostre strutture organizzative, ora , il 2012, deve segnare una svolta totale. E’ necessario che tutti coloro che ritengono giusta la nostra battaglia, ci aiutino, ognuno può fare qualche cosa, anche dando un volantino, un suggerimento. In sintesi, non ci si può limitare a mugugnare, assistere al massacro dei propri diritti  e, tante volte, della propria dignità e tacere. Ora Basta. Se tutti  i nostri amici, i nostri simpatizzanti, diventano consapevoli  della grande forza che hanno nelle loro mani, le cose possono cambiare rapidamente.  Abbiamo in programma  manifestazioni – anticipa il segretario nazionale – sia davanti gli istituti di previdenza che nei pressi di Prefetture e palazzi istituzionali, oltre all’intensificazione  dell’attività, su tutto il territorio nazionale”.

“C’e’ un rischio reale di tensioni sociali nei prossimi mesi” per come scrive a chiare lettere il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Per il segretario “la recessione avrà un impatto duro su occupazione e redditi”.

“Il momento economico è difficile, ci sono rischi di tensioni sociali che però possono essere evitati se il Governo aprirà con i sindacati un dialogo non precostituito e senza forzature come invece abbiamo visto sulla previdenza”. Lo afferma il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini.

“C’e’ il rischio di andare verso un fase di recessione e quindi una fase perdita di posti di lavoro: l’aumento della disoccupazione non è un antidoto alla pace sociale, anzi è la benzina sul fuoco ed è questo il problema sui cui concentrarsi”. A dirlo è i leader della Uil, Luigi Angeletti. Per fare una politica che crei posti di lavoro, aggiunge Angeletti, “bisogna ridurre le tasse sul lavoro, ridurre l’evasione fiscale, ridurre i costi della politica e liberalizzare. Abbiamo una serie di norme che sono criminogene cioè inducono e favoriscono la corruzione”. In Italia, dice ancora Angeletti, si parla molto di investimenti “ma non sono mai stati fatti”. La Uil “è disposta a fare cose razionali e ragionevoli a non avere atteggiamenti puramente ideologici: vogliamo che si riducano le tasse sul lavoro senza questo la parola occupazione è uno slogan”.

Stop al pagamento in contanti delle pensioni di importo superiore a mille euro. Dal 7 marzo 2012 l’Inps non potrà più corrispondere il sussidio in banconote: lo comunica lo stesso istituto che ha inviato circa 450 mila lettere ai pensionati che percepiscono pensioni mensili di importo complessivamente superiore a mille euro. La scadenza per comunicare modalità alternative di riscossione è il mese di febbraio 2012.

“Come è noto, la legge n. 214 del 22 dicembre 2011 ha stabilito che le pubbliche amministrazioni devono utilizzare strumenti di pagamento elettronici, disponibili presso il sistema bancario o postale, per la corresponsione di stipendi, pensioni e compensi di importo superiore a mille euro (limite che potrà essere modificato in futuro con decreto del ministero dell’economia e delle finanze)”, spiega l’Inps. L’adeguamento alle nuove modalità di pagamento dovrà avvenire entro il 6 marzo 2012.

I pensionati che stanno ricevendo la lettera dell’istituto potranno comunicare entro il mese di febbraio 2012 – spiega l’Inps – le nuove modalità di riscossione, scegliendo tra l’accredito in conto corrente, su libretto postale o su carta ricaricabile. La richiesta di variazione della modalità di pagamento potrà essere inoltrata attraverso il sito istituzionale da parte dei soggetti in possesso di pin, oppure direttamente ad una struttura territoriale dell’istituto. In alternativa, la richiesta potrà essere fatta presso gli uffici bancari o postali,secondo le consuete modalità”.

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