Un flop eliminare le province

Il Certet dell’Università Bocconi di Milano sostiene che sopprimere le province abbia un costo superiore che riorganizzarle. E’ notorio, invece, che la popolazione sia di parere contrario. Infatti, in seguito ad un’indagine del quotidiano “Repubblica”, attraverso internet, risulta che il 96 per cento delle risposte avute sarebbe per un “sì” all’eliminazione delle province. Del resto, la maggior parte delle forze politiche sembra che sia dello stesso parere.

Mentre, l’analisi effettuata dalla Bocconi evidenzia alcuni fenomeni secondo i quali non vengono confermate le facili ipotesi di economie da potere realizzare.

Non staremo a scendere nei particolari dei dati snocciolati, risultando poco comprensibili, per noi digiuni di economia; soltanto desidereremmo far notare che viene evidenziato che la spesa per abitante risulta maggiore nelle piccole e medie province. Ci si domanda: perchè? Perchè, forse, nelle piccole, si è privilegiata l’assunzione di molti e non necessari dipendenti; perchè si è avvezzi  ad affidare degli incarichi a professionisti esterni; perchè non si è oculati nell’amministrare.

Quindi, Il Governo dovrebbe imporre alle province più costose di praticare un massiccio “dimagrimento”, al fine di raggiungere gli stessi livelli di spesa per abitante di quelle maggiori.

Poi, i professori della Bocconi  spaziano la loro indagine sul trasferimento delle funzioni alle Regioni e stabiliscono, addirittura, che ciò potrebbe risultare dannoso e senz’altro più dispendioso.

A confermare tale ipotesi è anche  l’Ufficio Studi di Montecitorio, il quale sostiene che sarebbe un “flop” eliminarle. Infatti, si verrebbero ad economizzare 65 milioni di euro che verrebbero, però, annullati dal passaggio delle funzioni e delle risorse umane e strumentali alle Regioni ed ai Comuni.

A quanto sopra, sono da aggiungere i rimborsi dovuti, molto probabilmente, ai vari consiglieri decaduti, in seguito alle centinaia di pratiche legali che si verrebbero ad avere.

Anche i Presidenti delle Province di Varese, Torino e Novara (Antonio Saitta del Pd, Dario Galli della Lega Nord e Diego Sozzani del PdL) intervengono sulla vicenda del declassamento delle province sostenendo che non sono inutili; ma, anzi, dovrebbero essere investite di altre competenze.

“Se il problema è il costo della politica – asserisce testualmente Dario Galli – con l’abolizione delle province, il potenziale risparmio verrebbe assorbito da funzionari regionali che potrebbero trovarsi a decidere su territori che nemmeno conoscono”.

E concludono affermando che “province forti e moderne sarebbero nell’interesse di tutti e garantirebbero una distribuzione più omogenea dei benefici legati all’indotto delle grandi opere pubbliche e delle strategie industriali e commerciali”.

Anche valide le motivazioni per la non eliminazione da parte del consigliere provinciale di Reggio Calabria Demetrio Cara. Ecco alcuni suoi flash: “Si parla di risparmio…ma nessuno parla delle possibili conseguenze…Come faranno le Regioni a gestire tutti i servizi?….Vedranno la luce nuovi Enti?…Quanto costerà agli italiani questo scherzetto?…Si dovrebbe, invece, intervenire in modo mirato laddove esistono veramente gli sprechi di denaro pubblico”.

Dopo questa carrellata di valide motivazioni per la non soppressione delle province, ci piace riportare il seguente giudizio sull'”essenza” dell’ente Provincia, da parte dell’Associazione Culturale “Generoso Simeone” di Benevento: “La provincia è un ente autonomo deputato a curare gli interessi di un territorio e di una comunità, cooperando con i Comuni. In ottemperanza alla Legge n.142 la provincia ha l’obbligo di esercitare funzione di difesa e valorizzazione del suolo, viabilità provinciale, ciclo rifiuti, valorizzazione dei beni culturali, gestione caccia e pesca in zone interne, raccolta ed elaborazione dati con assistenza tecnico amministrativa agli enti locali, a questa va aggiunta la funzione di coordinamento in materia di programmazione delle proposte presentate dai Comuni alle Regioni. Una  modifica dell’assetto provinciale non può e non deve prescindere dalle esigenze della popolazione e della funzionalità dei servizi e deve avvalersi del consenso della Regione, in base all’art. 133 della Costituzione Italiana e della richiesta dei Comuni”

E, naturalmente, alla luce di quanto sopra esposto,anche i detrattori delle province, dovrebbero pur convincersi che non sarebbe il caso di eliminarle, dato che da 150 anni sono le uniche Istituzioni a risultare vicine al cittadino.