Tagli alla Sicilia è Palermo la più penalizzata

Cinque seggi in meno per il capoluogo di regione, da venti a quindici. Mentre Catania perderà tre deputati. Enna, di contro, manterrà appena due rappresentanti all’Ars. Cambia così la mappa del parlamento regionale siciliano in seguito alla legge taglia-posti varata da Sala d’Ercole e inviata a Camera e Senato per l’esame in doppia lettura e il sì definitivo. Il provvedimento, nel ridurre il numero di seggi da 90 a 70, comprime anche la quota da assegnare con il sistema proporzionale, che si abbassa a 62. Sei parlamentari, infatti, entrano con il cosiddetto “listino” e altri due posti all’Assemblea Regionale Siciliana sono assegnati per legge al presidente della Regione eletto e al primo dei candidati governatori perdenti.

È una ripartizione che penalizza in valori assoluti soprattutto le province più grandi ma fa paura anche ai politici delle aree meno popolose della Sicilia – Enna, appunto, e Caltanissetta – costretti a dividersi un numero risicato di seggi. A mettere in allarme i deputati, in questi giorni, è stata una simulazione fatta dagli uffici dell’Ars nel gennaio scorso che spiega quale sarebbe oggi la rappresentanza dei partiti a Sala d’Ercole se nel 2008 si fosse votato con le regole appena adottate. Uno studio che racconta come soprattutto i partiti minori siano destinati a subire le conseguenze più pesanti della riforma: l’Mpa, ad esempio, se confermasse i voti nel 2008, perderebbe 11 deputati su 15 e sparirebbe dalle province di Enna e Ragusa. Non era casuale, insomma, la “cautela” suggerita dal governatore Raffaele Lombardo e non nascevano dal nulla le resistenze che i deputati autonomisti (l’ennese Paolo Colianni in testa) hanno manifestato in aula. Il Pd, se mantenesse alle prossime elezioni i consensi di tre anni fa, vedrebbe eletti sette deputati in meno. I dati del PdL e dell’Udc (meno 7 e meno 2 parlamentari) sono di difficile lettura perché dal 2008 a oggi i due partiti hanno subito una serie di scissioni che hanno portato alla nascita di Fli e Forza del Sud da un lato e del Pid dall’altro.

Ma ora, fra i parlamentari regionali, è scattata la corsa alla cosiddetta “riduzione del danno”, per limitare gli effetti della manovra taglia-seggi: in attesa che Camera e Senato rendano definitiva la modifica statutaria, al centro del dibattito di fine legislatura finirà quasi certamente la nuova legge elettorale che, nell’idea di una larga fascia di deputati, dovrebbe abolire il “listino” del presidente, ampliando così la quota di eletti con il sistema proporzionale. Proposte, in questo senso, sono già state presentate da Marco Pogliese (PdL) e Giuseppe Arena (Mpa). Mentre due leader della maggioranza come Antonello Cracolici (Pd) e Gianpiero D’Alia (Udc) si batteranno anche per una revisione del sistema dei collegi elettorali, con l’introduzione di circoscrizioni più grandi. “Rimedi” ai quali Sel chiede, con Erasmo Palazzotto, di aggiungere anche l’eliminazione dello sbarramento al cinque per cento. La partita, fra le forze politiche “costrette” alla dieta, è ancora tutta da giocare.