San Luca il santo calabrese

Attorno alla metà del secolo XI  è nato a Melicuccà (RC) nella valle delle Saline, Luca, i cui genitori Ursino e Maria, di buona famiglia, lo condussero da subito alla buona educazione e alla buona istruzione e apprendimento delle Sacre Scritture. Fu tale il suo grado di conoscenza della Teologia da essere indicato come un “Maestro” per tutti e soprattutto “il Grammatikos” (il Letterato) anche se ciò non veniva accettato dal giovane già asceta.

Purtroppo non sono  pervenute fino a noi  tracce delle testimonianze delle sue opere letterarie e teologiche. Appena giovane si introdusse nella vita monastica con intensa vocazione verso il sacerdozio che lo portò ad un alto grado di perfezione in cultura e santità tanto da essere elevato alla dignità vescovile. Così fu eletto primo Vescovo della Cattedrale di Isola Capo Rizzuto verso il 1092, (sede episcopale di iniziale rito greco – bizantino fino al 1818, anno in cui fu soppressa per essere accorpata all’allora sola Diocesi di Crotone.)

Per la sede episcopale isolana, dal Gran Conte Ruggero I il Normanno (che di concerto col Papa destinava tutto il suo operato verso la latinizzazione della Chiesa), Luca ottenne la concessione di beni, privilegi e rendite annuali.

Scrive B. Sodaro in Santi e Beati di Calabria che “ per la sua mitezza ed ospitalità, nonché per la sua grande carità, diventò maestro a tutti accessibile. A tali virtù incessantemente esortava chi lo avvicinava, specialmente nelle sue prediche che spesso faceva recandosi per le chiese della diocesi nelle feste dei Santi e specialmente per la festa di sant’Elia lo speleolota, per cui serbava particolare devozione, quando presso la sua grotta di Melicuccà vi affluiva una folla innumerevole da ogni parte”.

Il suo apostolato  non ebbe come terreno solo la Calabria e la Diocesi di Isola ma anche la Sicilia che al tempo soffriva la dominazione degli Amareni e dei Normanni.

Ad un certo punto della sua vita, però, Luca decise, come avevano fatto tanti altri suoi predecessori, di recarsi a Costantinopoli ed in Terra Santa, ma non potendo attraversare il mare, dovette fermarsi a Taranto e da qui fare la strada del ritorno nella sua Calabria. E su questo percorso, a Sibari, ebbe la ventura di imbattersi in un gruppo di pescatori che si lamentavano dello scarso pescato; così come  ha fatto, in illo tempore,  Gesù, anche Luca fece gettare le reti offrendo miracolosamente a quei pescatori, un’abbondante pesca. Dopo tanti anni di penitenze, preghiere ed apostolato nel quotidiano e nello studio, il Santo melicucchese ha chiuso la sua esistenza, il 9 dicembre del 1114, nel piccolo monastero di san Nicola di Viotorito dallo stesso fondato presso Rossano Calabro. Il corpo fu poi sepolto a Bagnara Calabra nella località Solano.

L’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina con quella di Oppido – Palmi ne fa memoria in questo giorno da sempre.