Alienazione delle terre agricole di proprietà pubblica

La vendita della superficie agricola pubblica ai privati, con un occhio di riguardo alle imprese gestite da giovani agricoltori, potrebbe costituire un elemento di stimolo per lo sviluppo di nuove leve imprenditoriali nelle aree rurali. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Unicaa riguardo alla decisione contenuta nella recente legge di stabilità di immettere sul mercato circa 340.000 ettari di terreni agricoli attualmente detenuti da Stato, Regioni, comuni ed enti pubblici.

Unicaa, lo ricordiamo, è un’organizzazione al servizio delle imprese agricole basata su un’alleanza siglata a livello nazionale tra Uniagronomi, Confcooperative e gli imprenditori agromeccanici di Unima, con una rete nazionale di quasi 200 sportelli sparsi in tutta Italia.

“Già diversi mesi fa – osserva il presidente di Unicaa, Giambattista Merigo – il ministero delle politiche agricole aveva annunciato l’ipotesi vendere o di affidare in gestione pluriennale a giovani agricoltori le terre demaniali coltivabili. Ora, seppure a fronte di cambiamenti significativi dello scenario politico, pare che tale progetto stia continuando il suo corso. Se tale impostazione sarà confermata, il settore primario trarrà sicuro giovamento dall’attenzione verso una categoria, quella dei giovani agricoltori, degna della massima tutela in vista di un futuro competitivo per l’agricoltura del nostro Paese”.

Secondo Unicaa, peraltro, agli oltre 300.000 ettari di terre demaniali “di qualità” che rientrerebbero in questo pacchetto di alienazioni, si potrebbero aggiungere alcune centinaia di migliaia di ettari di boschi demaniali e di terreni cosiddetti marginali. “Vi sono molti terreni – ricorda Merigo – che paiono presentare condizioni agronomiche assolutamente sfavorevoli per la realizzazione di colture di pregio e che, nondimeno, potrebbero essere messi a profitto se finalizzati a produzioni minori e a varie forme di agricoltura multifunzionale”.

Oggigiorno i giovani titolari di un’impresa agricola sono sempre meno. “I titolari di impresa agricola con meno di 35 anni in Italia non superano la soglia del 3% – fa notare Danilo Pirola, direttore di Unicaa -. Ogni iniziativa che vada nella direzione di sbloccare questa situazione di stallo dovrebbe pertanto essere favorita al massimo grado, se si vuole tentare di porre un freno al processo di senilizzazione da tempo in atto nell’agricoltura del nostro Paese”.

Entro tre mesi il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, d’intesa con il ministero dell’economia, dovrà adottare uno o più decreti con cui verranno individuati i terreni a vocazione agricola da dismettere attraverso asta pubblica o trattativa privata.