Se vuoi un posto nel Natale riproduci il presepe nella vita

Torna il Natale del Signore. Nasce e rinasce puntualmente il nostro Dio. E nasce dovunque e per tutti, senza distinzione di razza, di culture, di religione: nasce bianco tra i bianchi, nero tra i neri, giallo tra i gialli; tra chi l’attende, ma anche tra chi non sa niente di lui. È il Dio di tutti e per tutti nato e rinasce.

I Cristiani, non tutti purtroppo, non hanno voluto riprodurre plasticamente l’evento di quella nascita nel modo più realistico possibile, quasi per significare che lì, in quella grotta, in quel momento dovevano esserci tutti, e non c’era nessuno. Eccetto loro due: lui si chiamava Giuseppe, lei Maria. Venivano da lontano per una pratica burocratica. Avevano cercato un posto dove riposare: erano stanchi e lei incinta. Ma erano poveri e per i poveri non c’è mai posto. Trovano per fortuna una grotta che è anche una stalla e ci sono anche un paio di bestie, un bue ed un asino, che riscaldano in qualche modo quell’umile ambiente; e poi c’è quella mangiatoia che servirà da culla. Ecco la “clinica” dove è nato Gesù.

Ma è anche giusto dire che così nascevano i figli dei poveri fino a non molti anni orsono. I nostri nonni, i nostri vecchi sanno che qualcuno dei nati in una grotta o in un pagliaio è ancora in vita.

E, comunque, questo è il modo col quale si nasce in Africa, in Sud America, insomma nel Terzo Mondo, ancora oggi; questo è il modo col quale si nasce nelle stive delle carrette che portano i derelitti alla speranza del mondo occidentale, quello industrializzato ma senz’anima.

I presepi, con i quali abbiamo tentato di riprodurre l’evento del Natale di Cristo, sono ra sotto i nostri occhi. In genere cantano, e talvolta in modo stupendo, la Natività, ma non il mistero della Nascita di Cristo, che è mistero di fede. Appunto: per capire il Natale del Signore, ed anche per farne una rappresentazione vera, il Presepe, insomma, è necessaria una fede viva e vissuta.

Il più bel Presepe è quello che si dice “il Presepe vivente”, ma onestamente, dove trovare un bambino che possa fare da Gesù Bambino? Son tutti grassocci, quasi obesi, “plasmoniani”. E chi mai delle nostre donne sente più tanto la grandezza e la bellezza della maternità, per fare da Maria, oggi che si ha piuttosto paura della maternità e di portare in grembo un bambino? E a chi affidare il ruolo di Giuseppe, vigile e silenzioso custode di quella Madre e di quel Bambino? E si potrebbe continuare con tutti i personaggi che affollano i nostri presepi. Siamo troppo ricchi o dotti per farne parte. La verità è che entrare a partecipare a quel mirabile evento, che è stata la Nascita di Cristo, non è stato mai cosa facile. Ma, se il Presepe vuol dire qualcosa di serio oggi, come sempre, bisogna riprodurlo nella vita. È il solo modo di avere un posto nel Natale del Signore. E anche nel nostro Presepe.