Conti allegri alla Provincia di Vibo Valentia

Scontro all’ultimo atto tra Lucia Rachiele e Francesco Tigani ed il presidente della Provincia Francesco De Nisi. I due ribadiscono la grave difficoltà finanziaria in cui si trova l’amministrazione provinciale che ha, per come denunciano i revisori, “un pesantissimo stock di indebitamento ed una carenza di liquidità prossima al blocco totale dei pagamenti”, situazione che si è già verificata. In quella stessa relazione gli stessi componenti del collegio dei revisori segnalavano l’opportunità di procedere immediatamente al recesso anticipato dei contratti di swap a suo tempo sottoscritti, per un importo di euro 53.961.464,90 “in quanto l’incertezza del mercato finanziario, nonché l’oscillazione dei tassi di mercato, sottesa alla finanza derivata, rischiavano di travolgere il già precario assetto finanziario dell’Amministrazione”.

Inoltre, gli ex componenti del collegio dei revisori ricordano di avere evidenziato anche “l’obbligo di legge di far emergere i debiti fuori bilancio che, già formalmente formatisi in forza di sentenze passate in giudicato, decreti ingiuntivi, ed atti di pignoramento, continuavano ad essere ignorati”. Di questi Rachiele e Tigani ricordano il debito nei confronti dei proprietari dell’ex sede del Liceo Scientifico (1.476.000,00) il lodo arbitrale Interdonato, per 650 mila euro, il contenzioso della tripartizione con la Provincia di Catanzaro (1. 750.000,00), nonché una miriade di altri debiti fuori bilancio certi per circa altri due milioni di euro.

“Non solo – aggiungono – dalla verifica era anche emerso che a fronte di partite con destinazione vincolata per 50 milioni 622mila euro circa risultava un saldo disponibile pari a euro 38.228.047,48, con una differenza netta di oltre 12 milioni di euro e che i saldi delle varie partite vincolate tra la contabilità del tesoriere e quelle dell’ufficio finanziario, nella stragrande maggioranza dei casi non erano coincidenti”.

Per quanto riguardava i crediti vantati i revisori avevano posto in evidenza che questi non erano né certi, né riscuotibili “e pertanto dovevano essere eliminati dal bilancio”. Sulla base di tale ricognizione il collegio aveva, inoltre, fatto presente che il consuntivo 2010 avrebbe chiuso con un notevole disavanzo d’amministrazione.

Da qui la necessità, prospettata da Rachiele e Tigani, di “dimagrire” gli incarichi alla Provincia. Per il personale gli stessi proponevano di “ripensare il rapporto con i 78 dipendenti ex art. 7, di abolire gli uffici di staff del presidente e degli assessori, di bloccare tutte le procedure di mobilità e di comando, di straordinari di progressioni verticali ed orizzontali, di inibire l’aumento delle ore di lavoro per il personale part-time, di accorpare i settori, di procedere ad una riorganizzazione complessiva della dotazione organica”. Insomma di eliminare gran parte del personale entrato a palazzo ex Enel al seguito di ognuno dei capi corrente del partito democratico e lautamente remunerato con i soldi dei contribuenti vibonesi.

Inoltre veniva segnalata la necessità di bloccare tutti gli incarichi esterni, privilegiando le competenze del personale interno, di sospendere l’elargizione di contributi, patrocini, erogazioni, sponsorizzazioni onerose e tutte le attività di convegnistica, oltre che tener sotto controllo le spropositate spese telefoniche ammontanti ad oltre 1.700 mila euro all’anno e sospendere per qualche anno la corresponsione delle indennità e dei gettoni ammontanti annualmente ad oltre 700 mila euro. Infine gli ex componenti del collegio dei revisori suggerivano all’amministrazione di porre in essere tutti gli atti necessari alla riscossione dei tributi. In questo settore la somma prevista in bilancio è di 3,5 milioni mentre ne entra solo un milione.