Palermo oltraggia il suo passato arabo

Una nuova inchiesta del Movimento Attivista Azione Siciliana mette il dito nella piaga della scarsa memoria storia. “Abbiamo riscontrato – dichiarano a La Prima Pagina – una mancanza di affezione nei riguardi dei nostri siti archeologici da parte dell’assessorato ai beni culturali. Il sito in questione, per molti palermitani  quasi sconosciuto è Il “Quartiere Islamico degli Schiavoni” o “Degli Sclavi” sito in Via Francesco Crispi, all’altezza di via Cavour”.

Al nord del Cassaro si estendeva” l’hârat as Saqâlibah” il “quartiere degli Schiavoni” che gravitava sulla Cala ed era il più popoloso. I ruderi dell’antico quartiere urbano sede di mercanti e milizia mercenari, così denominato perché, perlopiù  abitato da  pirati mercenari all’occorrenza impiegati per i lavori sporchi degli Emiri risalenti al periodo della dominazione araba, presenta anche tratti di cinta muraria risalente all’età medievale.

“Il sito è stato dimenticato dagli organi istituzionali,  sconosciuto dal cittadino palermitano – affermano rammaricato dal Maas – nascosto ai turisti, solo una targa, ormai poco visibile fra le sterpaglie, ricorda che in questo luogo sorse un quartiere antichissimo. Al suo interno, sono appena visibili i resti delle mura che un tempo costituivano il sito, e come sé non bastasse, le sterpaglie nascondono quasi tutto il resto, della gente poco civile, usa il sito come discarica, facile individuare latte di vernice vuote, telai di porte e quant’altro, cartacce, bottiglie, segni del passaggio di vandali”.

“Ecco la fine di un pezzo di storia palermitana, eppure, pensate alla millenaria cultura siciliana, e a quel poco che ci resta risalente all’età araba – chiosano – se si pensa che nulla resta della Palermo islamica, questo sito potrebbe colmare quel vuoto storico, ridandogli il giusto lustro, e rendendolo accessibile al pubblico incrementando il turismo. Molta gente, disconosce questo posto così carico di storia, quando Balarm (Palermo) era crocevia di razze e culture diverse, centro nevralgico del Mediterraneo. Tutto quello che è rimasto oggi che ci riporta alla Palermo araba sono alcune strutture, eseguite da maestranze arabe durante il periodo normanno (S. Giovanni degli Eremiti, S. Cataldo, La Zisa) chi, quando e perché ha distrutto tutti gli edifici non si sa con sicurezza, ma una cosa è certa, Palermo va rivalorizzata nel suo patrimonio storico artistico culturale, deve riappropriarsi del suo splendore di antica capitale del Mediterraneo”.