Elezioni a Palermo tutto in alto mare

Il minimo comun denominatore è Diego Cammarata, il sindaco di Palermo, che nei due mandati al governo del capoluogo siciliano ha scontato la complessità di una città metropolitana molto difficile da gestire in tempi di crisi. Non che questa sia una giustificazione, ma in tempo di “vacche grasse” tutto sarebbe stato indubbiamente più facile. Palermo riparte da questo dato: superare Cammarata.

Il Sud e la Sicilia da sempre sono laboratorio politico e forte bacino elettorale. Palermo poi rappresenta una delle realtà più in vista al pari di Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Roma naturalmente. Con in più il fattore malavitoso che è insito nel dna meridionale.

In mezzo al guado Palermo che non certo si appassiona su Rita Borsellino si o no, su Leoluca Orlando candidato sindaco o no. Palermo non gradisce la “confusione” tra Pd e Terzo Polo. Le indecisioni, le ambiguità, chi tira di qua, chi tira più in là. Palermo è lo specchio dell’Italia allo sbando, senza più riferimenti.

Ed in tempo di instabilità continua a vincere il vecchio “divide et impera”.