Soriano Calabro centro di cultura e fede irradiante

Così lo ha definito lo storico Gustavo Valente nel suo “Dizionario dei luoghi della Calabria”. Circa le sue origini, taluni studiosi la vogliono fondata da monaci brasiliani provenienti dalla Siria o Soria come veniva chiama a quei tempi questa terra asiatica e da qui il suo toponimo e comunque durante tutto il medioevo e nei secoli successivi fece parte dello Stato di Arena e più avanti feudo dei Carafa di Nocera che l’innalzarono a Contea nel 1505. Ma la grande celebrità, da sempre, a Soriano le deriva dai Domenicani che nel 1495 comprarono questo feudo e nel 1510 vi edificarono il grande convento dell’Ordine dei Predicatori per volontà di Padre Vincenzo da Catanzaro.

Da questa data e dopo il rinvenimento della tela Achiropita di san Domenico, comunque attribuita ad un artista del ‘400, Soriano diventa  punto di riferimento per credenti, religiosi ed artisti provenienti da ogni parte del mondo ed addirittura in alcune città dell’America Latina è venerato san Domenico di Soriano come in Perù, Uruguay, Argentina e altri. E non solo, il convento sorianese fu definito la “Santa Casa” per antonomasia ed anche considerato “l’occhio destro dell’Ordine domenicano”.

Attorno al miracolo quadro, al grande Convento, ai miracoli e a tutta la storia domenicana di Soriano e dello stesso paese sono arrivate fino a noi moltissime pubblicazioni. Di queste ci piace ricordare:la Raccoltade’Miracoli e Grazie operati dall’Immagine del P.S. Domenico di Soriano di fra’ Silvestro Frangipane del 1621,  le Lodi del Patriarca di fra’ Pio Vandendyek del 1746, le Memorie storiche del Santuario di S. Domenico di Soriano nella Diocesi di Mileto di G.B. Melloni del 1791 ed inoltre la tante volte citata Della Calabria Illustrata di P. Giovanni da Fiore e, ai nostri giorni, gli scritti di P. Antonino Barilaro, Angelo Fatiga, Nicola Provengano, Tonino Ceravolo, Sharo Gambino, P. Pietro Lippini e P. Giovanni Calcara.

Nei secoli il Convento, come detto prima, diventò feudatario col titolo di Contea e col possesso della baronia di Pizzoni, Vazzano e Vallelonga e ciò fece crescere non solo le iniziative culturali ma anche le attività produttive. Elemento di grande  attrazione è stata per molti secoli la ricchissima biblioteca conventuale con la tipografia, la prima nel meridione, che già dal 1600 cominciò a stampare. Sempre nel Convento era attiva, anche per i bisogni della gente del paese, un’artistica spezieria che esponeva i suoi medicamenti  nei preziosi vasi del pittore seicentesco Carlantonio Grue della famiglia di Castelli (Teramo). Oggi alcuni di questi vasi sono visibili nel Museo privato dei Cordopatri e nell’antica farmacia Buccarelli di Vibo Valentia.

Di certo è che i Domenicani di Soriano non si son fermati alla sola preghiera e cultura, anzi. Negli anni difficili e poveri della nostra terra di Calabria rovinata non solo dai tanti dominatori ma anche da carestie, pestilenze e terremoti, il più devastante quello del 1783 che distrusse anche l’antico e imponente Convento sorianese ela Certosarinascimentale della vicina Serra San Bruno, i frati di san Domenico di Guzman si attivarono per il rifiorire delle terre, dell’artigianato, edificarono fattorie, mulini e frantoi, accrebbero la manifattura della cera, del sapone, del miele e della terracotta. Ecco come si giustifica l’intensa industriosità dei Sorianesi di oggi.

Come detto prima Soriano deve la sua fama alla presenza del Convento fondato nel 1510 da fra’ Vincenzo da Catanzaro. Distrutto una prima volta dal sisma del 1659, il monastero fu subito riedificato per volontà del Re di Spagna Filippo IV. L’incarico di progettare il nuovo edificio sacro fu affidato dal Vicere di Napoli il Conte di Pigneranda a p. Bonaventura Presti, architetto certosino, che lo disegnò, fatte le debite proporzioni, a somiglianza dell’Escoriale di Madrid, imponente monastero fatto edificare da Filippo II per perpetuare la vittoria di San Quintino.

Così il primo convento sorianese occupava una superficie di 23 mila mq con chiostri attorno alla chiesa a croce latina di cui ancora è viva la facciata dalle sei paraste barocche con voluta ionica ed al centro un imponente portale con quattro grandi nicchie dai timpani semicircolari. All’interno, tra le tante opere d’arte, vi era l’altare maggiore in marmi policromi del  maestro Cosimo Fanzaga, lo stesso che impreziosìla Certosaserrese e basti vedere, oggi, fra le altre opere, il preziosissimo ciborio sull’altare della chiesa dell’Addolorata in Serra San Bruno. Nella chiesa sorianese, completata la sua costruzione nel 1693, fu collocata la miracolosa tela del Santo portoghese che secondo la tradizione apparve il 15 settembre 1530. Questa, scrive Angelo Romeo (Gazzetta del Sud 5.3.1982) “apparentemente…appare di una semplicità assoluta e disarmante, pur nella sua perfetta fattura, compostezza e profonda interiorità associate all’espressione trascendentale, come se si trattasse dell’opera di un principiante.” Ma il valore artistico impareggiabile del dipinto è stato ampiamente dimostrato, anche per l’insuperabile difficoltà d’imitazione più volte tentata e mai riuscita ad alcuno dei molti talenti che hanno lasciato in convento le loro copie inperfette. Tra i tanti disseminati in ogni dove mi piace citare un quadro del Guercino nel duomo di Bolzano, un altro del Mela in San Domenico e Sisto a Roma ed un altro ancora di anonimo nella chiesa parrocchiale di San Domenico in Crotone. Dopo l’altro terremoto, quello del 1783, nel 1838 fu ricostruito ancora el Convento e la chiesa consacrata il 15 dicembre 1860.

Sono tante le opere artistiche custodite nel nuovo sito sacro, ne ricordo alcune: l’altorilievo, che custodisce il Quadro, di Alessandro Monteleone; l’altare maggiore del ‘700 barocco donato dai Domenicani della Sicilia nel 1965 e appartenuto alla chiesa del Rosario di Catania distrutta durante l’ultima guerra mondiale; alcune tele seicentesche, un coro ligneo del sec. XVIII ed un crocifisso ligneo dello stesso secolo ed inoltre preziosi paramenti sacri, calici, ostensori, reliquiari e grandi candelabri settecenteschi provenienti dalla Certosa serrese.

Anche nel centro cittadino, fuori del Convento, vi sono preziose opere: una statua di san Martino del ‘600 nella chiesa del Carmine, una scultura lignea dei santi Cosma e Damiano nella chiesa matrice, la cappella di san Filippo del ‘600, l’antica chiesetta di san Francesco ed una fontana granitica a pianta semicircolare situata sulla strada principale del centro.

E a parte san Domenico, di certo Soriano è conosciuta, per davvero, nel mondo per i suoi  “mostaccioli” che da secoli ormai non temono le grandi e moderne industrie dolciarie e fanno bella mostra in tutte le feste religiose ed anche nelle Fiere Campionarie con trasferte anche transoceaniche. E l’industriosa Soriano non si ferma qui: va forte la lavorazione dei vimini, dei mobili in canne di bambù e di oggetti terracotta.

E poi, come per confermare il suo illustre passato, il nostro centro vibonese si impreziosisce di tre biblioteche: quella civica, quella domenicana “San Tommaso d’Aquino” che ospita oltre 12 mila preziosi ed antichi volumi ed in ultimola BibliotecaCalabresepresso il Centro del folclore e delle tradizioni popolari” nata nel 1981 ( quest’anno si celebra il suo 30° anniversario) e che raccoglie tutto ciò che serve per conoscerela Calabria.Scusatese è poco! Ma ancora mi piace ricordarlo, già da poco più di un quarto di secolo i sotterranei del Convento ospitano, su 800 mq di superficie, il monumentale presepe definito giustamente da Angelo Fatiga “un inno alla storia”.

Ed in questi ultimi anni l’offerta culturale di Soriano Calabro continua incessante. Dopo l’allestimento del ricchissimo Mumar (Museo dei marmi) che espone antiche statue e preziosi reperti archeologici appartenuti al Convento, presto sarà realizzata una pinacoteca di arte antica per la custodia di quadri del ‘600 – ‘700, parati e tappezzerie, ceramiche settecentesche, argenti napoletani ed altro. Infine, assieme alla statua equestre, opera di Michele Zappino,che arricchisce il già elegante centro urbano, quanto prima sarà offerta dallo scultore sorianese Antonio Ranieri e dalla consorte Mercedes Kabeaga di Bilbao una grande scultura in bronzo che rappresenta l’allegoria del “Mondo”. A coronamento di tanto, nei giorni scorsi, Soriano, come borgo d’eccellenza,  è stata inserita nel Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile.

Il futuro dell’amata Soriano è già iniziato partendo dal passato.