Il progetto umano di Mario Nicotera

Poco più di due mesi fa mi/ci è venuto a mancare l’amico, il nobile amico Mario Nicotera, compagno di tanti incontri culturali, il poeta di Isola Capo Rizzuto, espressione di sentimento e bellezza, religiosità e contemplazione, vita e passionalità, di una poesia chiara, vibrante e pervasa da un grande senso di onestà e dignità, da nobile coscienza civile.

Mi piace ricordare il caro Mario rileggendo una sua pubblicazione donatami “con fraterna amicizia”: la raccolta di poesie edita nel 2000 “Progetto Umano” che apre con questi versi: “Sento che in me / qualcosa è cambiato/ l’incerta speranza /più del cuore/ non oscura il volto. / Vorrei imparare l’umiltà/ amare le piccole cose/ e ascoltare / degli uccelli il canto./ Vorrei illuminarmi/ come spiga/ arricchire il silenzio / di parole/ e lenire dell’anima / le nascoste piaghe. / Vorrei far tesoro / del tempo futuro./ E, in un sereno giorno/ carico di nuova storia, / farmi per l’uomo PROGETTO UMANO!”.  È poesia, questa di Mario Nicotera, dalla quale emerge prepotente il messaggio di speranza e di salvezza, che ha sempre Dio Creatore come fine di tutti e di tutto, un Dio presentato con accurata ricerca mistica e con una fede cristiana autentica. Era questo il “Progetto” di Mario sempre cercato, anelato, costruito e ricostruito giorno per giorno e realizzato con la serenità della fine dei suoi giorni. È poesia espressione di un poeta di autentica  personalità che interpreta il suo mondo interiore come ricerca di fede e di speranza, cogliendo dal quotidiano vivere i segni di meccanismi superiori che non rappresentano semplici predestinazioni, ma che sono prosecuzioni di confluenze spirituali connesse all’intendimento ed al perché della vita.

E lo stesso editore Gabrieli si fa interprete di questo messaggio nella prefazione quando scrive: “In quel richiamo di elevazione spirituale, che l’autore sente nel profondo del suo ‘io’, quale embrione di una espansione di sé, senza fine e limite di spazio – forse perché retaggio della nostra origine divina – trova inizio il seme della sua poesia. In ogni espressione di essa, egli lascia orme del suo spirito in compagnia del quale ha vissuto l’esperienza dei suoi anni, conoscendo, ora perplesso ora angosciato, le indecifrabili ed ignote forme delle possibilità del bene e del male, dell’amore e dell’odio, ed anche dei sensi della vita nella sua magnificenza del pensiero. E, quando ogni cosa della sua anima si placa nel discutere con l’immenso, con le immagini, fugaci e no, della sua esistenza, in un dialogo che sa di intima confidenza, allora anch’egli assapora la luce e i colori dei suoi versi e raggiunge inevitabilmente l’equilibrio, meditato a lungo nei progetti della sua mente”.

E il “Progetto”dell’amico Mario si sostanzia e anela a realizzarsi soprattutto davanti al mare quando “racchiuso nell’immensità/ dello spazio/ ascolto la melodiosa/ musica del mare/ che, elevandosi al cielo/ suggerisce/ pensieri e desideri/ da tempo assopiti/ negli echi/ della vita”.

Ed ancora “nel marino paesaggio,/ terra, mare e cielo/ rinnovano ogni dì/ il loro grande amplesso/ alimentato dalla volontà divina”.

E nella lirica Nuovi approdi il progetto del buon Mario si fa più avvincente e ambizioso di concretezza, perché “…nell’azzurro silenzio/ sono lontane/ le afflizioni umane/ le esperienze vissute/ le passioni/ le delusioni./ Ma resta assetata/l’anima/ che, ansiosa, invoca/ nuovi approdi/ oltre l’infinito,/ per l’eternità”. “Nuovi approdi” come la preghiera davanti al mare la sera per conservare un dialogo costante con Dio. Insomma “pregare”, questo è il “progetto umano dell’amico poeta ed affidare il fardello delle contrarietà quotidiane a Nostro Signore, pregare per liberare l’anima dagli opprimenti pensieri negativi che come onde si infrangono alla scogliera della vita.