La nomina del calabrese Pino Galati manda in pezzi il Pdl

“Almeno sei dei nostri sono pronti a lasciare” raccontano voci dal PdL. Ma ha fatto tutto il presidente, “nessuno sapeva niente in Consiglio dei ministri” raccontano dall’esecutivo. A mandare su tutte le furie in molti nel partito di Berlusconi sono state le nomine di Catia Polidori e di Pino Galati, soprattutto del secondo. Il cinquantenne calabrese neo sottosegretario all’Istruzione eletto con il PdL e finito in questi giorni con Baccini (Cristiano popolari) nel novero dei “malpancisti”, per essere infine ricompensato pure lui. L’ex centrista (nel 2006 era stato eletto con l’Udc), si è sposato con la leghista Carolina Lussana, ed è successo che in settimana, per far posto a lui nel governo ed evitare l’imbarazzante designazione al Viminale guidato dal leghista Roberto Maroni, è stato spostato agli Interni (dall’Istruzione) il sottosegretario Guido Viceconte. Il neo sottosegretario Galati, che già era stato al governo con Berlusconi nel 2001-2006, compare ancora nella lista degli 85 parlamentari con problemi giudiziari. Rinviato a giudizio per associazione a delinquere e truffa. Ma il 4 ottobre scorso, pochi giorni prima della nomina di governo, ha reso pubblica con un comunicato la notizia del suo proscioglimento ad opera del gip di Crotone per il processo Turbogas.

L’altro nome scomodo è quello di Aurelio Misiti, eletto con l’Idv, poi passato all’Mpa di Lombardo e infine con la maggioranza a dicembre. Già nell’infornata grassa del 5 maggio era stato premiato con la poltrona di sottosegretario, salvo poche ore prima del voto di venerdì scorso aver definito il governo “un morto che cammina” (pur correggendo il tiro subito dopo): è arrivato un vice ministero anche lui.

Una cura “ingrassante” per il governo Berlusconi che contrasta con la crisi economica. Ogni nuovo sottosegretario costa all’erario qualcosa come 350 mila euro l’anno tra indennità lorda (40 mila euro), capo di gabinetto (160 mila euro), un paio di autisti (70 mila euro) e personale e ufficio stampa alle dipendenze (80 mila). E due dei tre premiati facevano già parte del drappello dei nove sottosegretari nominati l’11 maggio scorso. Con Galati fanno dieci. Una buona rappresentanza della squadriglia che il 14 dicembre aveva garantito la sopravvivenza per un filo al Cavaliere. Dall’ex Pd Bruno Cesario, adesso sottosegretario all’Economia a Luca Bellotti, ex finiano ora sottosegretario al Welfare, dall’ex democratico Riccardo Villari, adesso alla Cultura, agli ex FLI Roberto Rosso, sottosegretario all’Economia, e Giampiero Catone, allo Sviluppo. Passando per l’ex finiano Silvano Moffa, unico caso di capogruppo (Popolo e territorio, ovvero i “responsabili”) al quale è stato consentito di mantenere presidenza di una commissione (Lavoro). Domenico Scilipoti a conti fatti è la loro mascotte di rappresentanza, ma è una squadra che ha in Saverio Romano, il suo punto di forza. Proprio l’ex Udc poi a capo del Pdi, che Berlusconi a marzo ha voluto ministro dell’Agricoltura nonostante i dubbi del Quirinale e del quale il Pd adesso invoca le dimissioni.