Maggiore attenzione per le aree montane e svantaggiate

I dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia associati a FODAF hanno fatto il punto sui risultati del IX° Rapporto sul ‘Sistema agro-alimentare della Lombardia’, coordinato da Regione Lombardia, dall’Università degli Studi di Milano e da Smea (Alta Scuola in Economia-Alimentare) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

“Condividiamo per diversi aspetti la soddisfazione della Regione – spiega Giorgio Buizza, presidente di FODAF Lombardia – per la tenuta di un’agricoltura lombarda che nel2010 ha fatto registrare un valore della produzione pari a 6,42 miliardi euro, in crescita in termini nominali di oltre il 2% rispetto all’annata precedente. Parrebbe pertanto in corso una ripresa rispetto alla crisi del 2008-2009, confermata anche dai primi dati parziali di quest’anno. Il quadro che emerge dal rapporto annuale voluto dalla Regione risulta del resto in linea con quell’immagine di agricoltura avanzata e moderna che l’ultimo censimento agricolo attribuisce al settore primario in Lombardia”.

Tuttavia, fa notare FODAF, anche per l’agricoltura lombarda permangono ancora diverse criticità. “Qualche problema è stato evidenziato dalla stessa Regione, innanzitutto sul fronte delle esportazioni agroalimentari – sottolinea Buizza -. Dopo la forte flessione evidenziata nel 2009, ora le esportazioni crescono, ma meno delle importazioni. Peraltro, c’è stato un aumento delle quantità esportate (+16,2 per cento nel 2010), ma a fronte di una diminuzione generalizzata dei prezzi dei prodotti venduti all’estero”.

Per quanto riguarda il comparto zootecnico, che si conferma in ogni caso motore trainante della crescita lombarda con oltre il 70% del valore della produzione agricola complessiva, FODAF punta l’attenzione sull’avvenuto aumento dei costi di produzione, in parte dovuti all’andamento altalenante delle quotazioni delle materie prime per l’alimentazione del bestiame, ma in parte anche all’esistenza di un livello di concentrazione delle strutture aziendali non ancora ottimale rispetto alle attuali dinamiche del mercato europeo e internazionale. Sotto questo profilo le aziende dovranno investire sempre più in innovazione e professionalità.

Un altro punto fondamentale evidenziato da FODAF riguarda la distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare e la persistente posizione di debolezza della parte propriamente agricola. “Come molti sanno – precisa Buizza – nel percorso dal campo al consumatore l’agricoltore è quello che incassa meno di tutti. Pur a fronte di un aumento del valore complessivo della produzione agroalimentare, con il passare degli anni si assiste ad un progressivo assottigliamento della ‘fetta di torta’ che il mercato riserva al produttore di materie prime agricole. Nella catena del valore agroalimentare le commodities sono ora remunerate con una percentuale media compresa tra il 12 e il 15% del valore della produzione finale, a fronte di una percentuale pressoché doppia spettante all’industria di trasformazione e di un margine di oltre il 45% per commercio e logistica. Questo è un aspetto su cui le istituzioni devono operare una seria riflessione”.

Il pensiero dei dottori agronomi e dottori forestali lombardi va infine alle aree meno produttive della regione, ma non per questo meno importanti per il ruolo ambientale svolto proprio dall’attività agricola. “Se vogliamo dare veramente una prospettiva di vita e sviluppo alle aree rurali montane e svantaggiate – afferma Buizza – dobbiamo trovare soluzioni concrete di salvaguardia dei territori, ma anche di sostenibilità economica delle attività produttive che vi si svolgono. A questo proposito occorrerà incentivare esperienze aziendali che scommettano sulla valorizzazione dei terreni marginali attraverso un’agricoltura di tipo multifunzionale, in grado di spaziare dalla filiera corta al turismo rurale, dalle pratiche della coltivazione conservativa fino al recupero in chiave imprenditoriale di vecchie colture tradizionali”.