Il faccendiere Valter Lavitola tornerà un uomo libero
Dura tre ore la riunione tra i magistrati di Bari e Roma che indagano sui soldi versati da Silvio Berlusconi all’imprenditore Gianpaolo Tarantini, che aveva reclutato donne da portare alle sue feste e per questo era stato accusato di sfruttamento della prostituzione. E ai colleghi capitolini il procuratore aggiunto Pasquale Drago conferma che non ci sarà alcun nuovo ordine di arresto per l’uomo che mediò il versamento di quel denaro, oltre un milione di euro tra settembre 2010 e agosto 2011. La scelta di procedere su due binari paralleli rende evidente la difficoltà che le verifiche possano accertare che cosa sia davvero accaduto. Soprattutto tenendo conto che i due uffici giudiziari indagano sulle stesse circostanze, ipotizzando però reati diversi e soprattutto ruoli ribaltati per i protagonisti. A Roma si procede per estorsione: Berlusconi è la parte lesa, Tarantini, sua moglie Nicla e Lavitola sono i ricattatori. Tutti a piede a libero, come deciso dal Tribunale del riesame di Napoli. A Bari si contesta l’induzione a rendere dichiarazioni false: Berlusconi e Lavitola sono i presunti mandanti, anche se il capo del governo non è stato formalmente indagato, Tarantini è la parte lesa. Il giudice di Bari dovrà revocare la misura cautelare per il faccendiere, ma potrebbe ulteriormente cambiare il quadro pronunciandosi sulla competenza. Oppure lo stesso Drago, con un’ulteriore mossa a sorpresa, potrebbe decidere che non ci sono elementi per contestare l’induzione e spedire nuovamente tutte le carte processuali a Roma, tenendo in piedi soltanto l’estorsione.