Per favore non rubate le pantofole del Papa

Lo ricordano e lo raccontano ancora a Spadola, (in provincia di Vibo Valentia e a due passi da Serra San Bruno) di quando, per le strade del piccolo paese, compariva il fantasma furioso di Papa Callisto II. Si dice, ancora oggi, che la sua ombra ritorni periodicamente ad aleggiare in questi luoghi per cercare la “pianella” di raso rosso che gli fu rubata mentre, da Mileto, si recava alla Certosa di Serra San Bruno per partecipare ad una solenne processione. L’apparizione del fantasma del Papa, ricorre, ogni anno da centinaia di anni, in corrispondenza proprio di questa sacra manifestazione serrese. Il fatto è davvero inquietante ed è anche documentato in diversi libri, primo fra tutti quello della scrittrice Franca Feslikenian, dal titolo “I fantasmi esistono. Storie documentate di apparizioni” del 1970, edizioni De Vecchi di Milano. La curiosa storia del fantasma di Calixtus II è memoria di tradizione del popolo, tramandata a Spadola e in tutto il suo circondario, storia raccontata da generazioni, tra realtà, credenze e leggende. Una storia che arriva da molto lontano: “era il 1121 e Callisto II si trovò a  passare dall’antico borgo di Spadola e qui, per i disagi del percorso e del viaggio, fu costretto ad una breve sosta. L’evento eccezionale fece accorrere gli abitanti del borgo che si apprestarono a baciare, per come era consuetudine, il piede scalzo dell’illustre passeggero (solo re e imperatori potevano baciare le pantofole del Papa). Per devozione o per venale tentazione venne sottratta proprio una pantofola papale di seta rossa con la croce d’oro ricamata sulla tomaia: “tra la folla osannante che circondava la persona del Papa, qualcuno ebbe l’idea di sottrarre furtivamente dai piedi dell’illustre ospite una delle due pantofole da viaggio, indossate per l’occasione, abbandonata dal sacro piede proteso ai baci del popolo”. Ma ci sono altre versioni di storie più fantasiose che parlano di un Papa Callisto adirato che scomunica l’intera Spadola, che lancia anatemi, maledizioni e bestemmie affinché il piccolo paese non si ingrandisca e non superi mai un certo numero di abitanti. L’antica memoria popolare racconta che il Santo Padre, indignato per tanta audacia, abbia malaugurato la crescita della popolazione. La Comunità di Spadola, infatti, fino agli anni ottanta non fece alcun progresso nella crescita numerica. Crederci o non crederci, molti anni dopo, per farsi perdonare, l’intera comunità volle riconciliarsi con il Romano Pontefice di turno, con Giovanni Paolo II, restituendogli simbolicamente, con una pergamena e una piccola scarpetta d’oro, la pantofola che i loro antenati avrebbero sottratto a Callisto II. Un gesto effettuato, con l’aiuto del vescovo di Catanzaro e del prefetto, in riparazione ed espiazione di quanto era anticamente avvenuto. Giovanni Paolo II,  in visita alla Certosa di Serra San Bruno, esaltò prima di tutto la vita contemplativa dei monaci certosini, ma  quel 5 ottobre 1984, dopo otto secoli di attesa, apprezzò molto anche il simbolico gesto riappacificatore della gente della vicina Spadola che ha inteso così, chiedere perdono per l’antico gesto, quasi sacrilego, dei loro avi. Con la benedizione apostolica arrivò la bramata riconciliazione col successore di San Pietro ed oggi, per il conseguente ritiro di quell’anatema, la popolazione di Spadola è aumentata di qualche decina di unità, per come risulta all’anagrafe, e il fantasma di Callisto non lo vede più nessuno. Il viaggio di Benedetto XVI di oggi, Anno Domini 2011, risolca lo stesso antico percorso di Callisto II,  ripreso nel 1984, da Giovanni Paolo II. Allora il Santo Padre con il suo “viaggio” aveva inteso rinnovare proprio l’itinerario seguito dal un suo antico predecessore, il quale nel 1120 (notare che 2011 contiene gli stessi numeri 11 e 20) si mosse da Roma e si stabilì per alcuni mesi in “litore Santae Euphemiae” (oggi Lamezia Terme) con l’intento di portare a compimento un negoziato di pacificazione in un’area geografica dove allora stavano schierati due eserciti in conflitto per il possesso della fortezza di Vallelonga, allora bastione inespugnabile che strategicamente consentiva di avere il controllo di tutta l’area meridionale. La storia cambia ma si ripete continuamente: 1120, 2011, Sant’Eufemia, Lamezia Terme, la Certosa, Serra San Bruno, i monaci, il viaggio …ma, vi prego, non rubate le pantofole di Benedetto XVI, potreste pentirvene per altri mille anni.