Costi della politica e iniquità da sanare

“Interessante il dibattito emerso nelle ultime settimane sui costi della politica, dove credo che tutte le categorie coinvolte debbano proporre modelli e suggerimenti per la  razionalizzazione degli stessi. Un tema passato da sempre, colpevolmente, in secondo piano, è quello della palese disparità di trattamento di 2 tipologie di amministratori, nel caso di nostro interesse dei componenti dei consigli comunali, provinciali, e simili: queste 2 tipologie di consiglieri sono: quella dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati; quella dei lavoratori autonomi. Ai lavoratori dipendenti, categoria a),  era consentito “assentarsi dal servizio per l’intera giornata in cui fossero convocati nei rispettivi consigli”: la recente manovra licenziata dal Governo ha parzialmente corretto questa evidente stortura, eliminando il permesso per l’intera giornata, e consentendo agli stessi di “assentarsi dal servizio per il tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi consigli e per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento”; è restato stranamente il diritto ad assentarsi dal lavoro “per l’intero giorno successivo, nel caso le riunioni si protraggano oltre la mezzanotte”.  Quello che forse sinora è sfuggito ai cittadini, è che questa categoria di consiglieri percepisce quindi 2 retribuzioni: il gettone da consigliere e la normale retribuzione lavorativa, anche se assente dal lavoro; infatti l’art.80 del TUEL n. 267 (Testo Unico degli Enti locali) del 2000, rimasto invariato, prevede che “gli oneri, comprensivi di retribuzioni e contributi, per i permessi retribuiti dei lavoratori dipendenti da privati o da enti pubblici economici sono a carico dell’ente”, sia esso Comune o Provincia o altro: ciò rappresenta a mio parere un onere ben maggiore, per Provincia o Comune, di quello rappresentato dal gettone di presenza, ma nel giro di alcune settimane sapremo esservi più precisi su quello che farà risparmiare la manovra, e sui costi che comunque saranno tuttora da sostenere. Nel caso di dipendenti degli Enti Pubblici invece provvede il datore di lavoro: della serie “tanto sempre Pantalone paga”. In questa vivace fioritura di iniziative spontanee, la mia proposta è che chi riceve già uno stipendio dalla propria azienda o Ente pubblico, rinunci spontaneamente al gettone di presenza (non ai rimborsi per le percorrenze necessarie), in base ad un elementare principio di equità: non vedo perché un artigiano, che oggi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, dovrebbe rinunciare a parte del proprio misero emolumento, mentre un dirigente di un ente pubblico o di una azienda privata dovrebbe comunque ricevere il suo buon stipendio aggiungendo a questo il gettone di presenza, sia pure ridotto. Resta una considerazione finale: personalmente, se fossimo maggioranza, e avessimo consapevolmente adottato tutti i risparmi e le razionalizzazioni possibili e immaginabili, sarei il primo, se necessario, ad offrire una parte, o la totalità, di un gettone che rasenta comunque la simbolicità. Ma di fronte a sprechi tuttora palesi da parte dell’Amministrazione Provinciale, in presenza tra l’altro di un recente aumento tributario – Rc Auto – , chiediamo in via prioritaria la razionalizzazione delle spese a nostro parere non necessarie. Se, una volta eliminato il non indispensabile, ci fosse anche bisogno dell’impegno economico dei consiglieri, il gruppo Lega Nord Padania non sarà sordo a tali richiami, come non lo è mai stato.  Ma inizi la Provincia ad eliminare le diseconomie dai suoi bilanci”. E’ quanto scrive in una nota stampa Stefano Tombari, capogruppo Lega Nord Padania in Consiglio provinciale a Reggio Emilia.