Chi collabora non deve morire più ingoiando acidi

Riceviamo e pubblichiamo una nota del Coordinamento delle Donne di Futuro e Libertà Calabria. “In un’epoca che non cela più misteri, nella quale l’informazione ci raggiunge ovunque e, soprattutto, nella quale nessuno ha il pudore di nascondere la faccia  meno pulita di sé, sia essa morale, politica o privata, nella quale anche ciò che è illecito è diventato accettabile, nella quale cambiare opinione per convenienza personale non è tradire se stessi e quanti ci seguono, nella quale la coerenza è un miraggio, delle donne collaboratrici di giustizia sono costrette a darsi la morte ingerendo dell’acido muriatico. Che episodi del genere destino l’animo popolare è indubbio: come si può non sentirsi oltraggiati come donne e come cittadini da un sistema che non riesce a garantire protezione a chi denuncia cose di mafia e di ‘ndrangheta? A chi, scegliendo di cambiare il corso dell’esistenza propria e dei propri figli, rappresenta un seme da coltivare per essere da esempio a quante non abbiano la stessa forza e lo stesso coraggio di Voler Cambiare? Questo è il motivo per il quale Teresa Libri, delegata alla comunicazione di questo Coordinamento, è riuscita a raccogliere centinaia di adesioni alla manifestazione che si terrà a Reggio Calabria l’8 settembre per chiedere alle Istituzioni che non si debba più morire per aver accettato di collaborare con la giustizia. Chi si batte per la legalità e se ne fa’ paladino, ritenendo che la nostra terra ne abbia più bisogno che le altre regioni del nostro Paese, perché qui si subisce un sistema di illegalità e di malaffare come se fosse “normale”, l’8 settembre si ritrova a Reggio Calabria e manifesta affinché i ripetuti casi di  “suicidio”, non debbano mai più verificarsi. Il Coordinamento delle Donne di Futuro e Libertà Calabria insieme a tutti i firmatari e le firmatarie della petizione griderà a gran voce:

–         che mai più donne e uomini coraggiosi che decidano di uscire dal maledetto  vortice del crimine debbano sentirsi abbandonati a tal punto da venire travolti dalla disperazione ed uccidersi;

–         che mai più si debbano creare le condizioni perché i collaboratori di giustizia “sfuggano” al controllo delle istituzioni per diventare bersaglio  dei loro carnefici.

 L’On. Angela Napoli, instancabile e tenace sostenitrice dell’iniziativa “Chi collabora non deve morire più ingoiando acidi” e tra i primi firmatari della petizione, ha sempre lottato e lotterà sempre affinché venga fatta luce su queste terribili vicende portando avanti una battaglia concreta, mirata e volta alla chiarezza e a definire una volta per tutte il ruolo del Ministero della Giustizia in questi annosi avvenimenti.