Berlusconi ricattato, in carcere Tarantini ma Lavitola è sfuggito

L’inchiesta che ha portato all’arresto di Tarantini è condotta dai sostituti procuratori Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli. Secondo l’accusa, il mezzo milione sarebbe dovuto servire, soprattutto, a convincere Tarantini a scegliere la strada del patteggiamento in un procedimento in cui sarebbe l’unico imputato, evitando così un processo pubblico con la conseguente diffusione di intercettazioni telefoniche ritenute imbarazzanti per il Premier. Gli inquirenti sospettano inoltre l’esistenza di un raggiro di Lavitola ai danni di Tarantini, con il primo che avrebbe trattenuto 400 dei 500 mila euro destinati al secondo. Le indagini sulla presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi “sono tuttora in pieno svolgimento, anche con perquisizioni domiciliari”. Lo rende noto la procura di Napoli. Tutto ciò, si legge in una nota a firma del procuratore aggiunto Francesco Greco, malgrado le indagini stesse siano state “fortemente compromesse dalla criminosa sottrazione di numerosi e rilevanti contenuti della richiesta cautelare ad opera di ignoti, cui ha fatto seguito nei giorni scorsi la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali”. Il riferimento è alle anticipazioni uscite la settimana scorsa su Panorama, e poi riprese dagli altri media. Il gip Amelia Primavera ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere anche nei confronti del direttore ed editore dell’Avanti, Valter Lavitola il quale, a quanto si è appreso, risulterebbe irreperibile e dunque latitante. Lavitola si troverebbe da diverso tempo all’estero. I coniugi Tarantini sono stati arrestati a Roma e saranno trasferiti in mattinata a Napoli. L’imprenditore sarà rinchiuso nel carcere di Poggioreale e la moglie in quello femminile di Pozzuoli.