Polsi, la Calabria dei buoni e dei malavitosi si ritrova per la festa della Madonna della Montagna

di Domenico Caruso

Mancano pochi giorni al 2 settembre, data in cui si terranno i solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Montagna. Per quella data, giungeranno a Polsi – cuore dell’Aspromonte – diverse centinaia di pellegrini provenienti da più parti della Calabria e della vicina Sicilia. Sarà un evento religioso di grande impatto emotivo e ricco di una lunga serie di tradizioni popolari. Il pellegrinaggio alla Madonna di Polsi rappresenta l’esperienza collettiva di un popolo unito in preghiera, una manifestazione di fede che – nel custodire l’antico – si evolve in sintonia con la nostra società. Il Cardinale Giuseppe Caprio, nell’omelia del 2 settembre 1981 – data d’incoronazione della Santa Vergine, ha affermato: “Maria è colei che ha creduto al messaggio e alle parole del Signore e le ha adempiute con fedeltà e amore filiale. Senza lasciarsi spaventare dalle difficoltà, si è affrettata verso la montagna per raggiungere la cugina e prestarle aiuto. E’ la serva del Signore, che adora il mistero che si è prodotto in lei: il Creatore che si fa sua creatura, il Figlio di Dio che si incarna in lei per diventare nostro fratello per redimerci e arricchirci della sua divinità”. Polsi, amena località del Comune di S.Luca nel cuore dell’Aspromonte, è la dimostrazione solenne di questa missione che ogni calabrese – ed in particolare ogni credente della Piana di Gioia Tauro – almeno una volta deve sperimentare. Gli ineffabili frutti spirituali che ne derivano sono sufficienti a preservarci dalle pericolose tentazioni di ogni giorno. Fin dal 1600 le carovane raggiunsero Polsi, attratti dall’amore materno della Vergine Maria, ma sarà mons. Del Tufo – vescovo di Gerace – a dare un nuovo impulso a questa verifica di fede verso la metà del XVIII secolo. Su una delle due colonne del suggestivo Santuario si legge: “Venit curru ad ecclesiam die XIX augusti MDCCXXXVII”. (Venne nella chiesa con in carro il 19 agosto 1737). E’ anche merito di mons. Ildefonso Del Tufo l’aver ampliato la chiesa e ordinato il magnifico altare maggiore , nonché l’aver dato inizio nel 1740 alla costruzione del convento. Lo stesso prelato si ritenne un miracolato della Madonna di Polsi.  “Questo Santuario”, ha scritto l’illustre latinista taurianovese Francesco Sofìa Alessio (v. “Storia della Calabria”) nella prefazione del suo poemetto Feriae montanae“fu fondato al tempo di Ruggiero il Normanno, dopo che un pastore vide un torello genuflesso dinanzi ad una Croce greca, che si conserva ancora, e dopo l’apparizione della Vergine, che volle un tempio nella Valle di Polsi per richiamare intorno a sé i fedeli di Calabria e di Sicilia. Innumerevoli sono i miracoli operati dalla Vergine della Montagna e le grazie concesse.  Nell’anno 1771, i Principi di Caraffa, ottenuta per intercessione di Maria prole maschile, si recarono al Santuario per ringraziare la Vergine, ma giunti presso Bovalino il bambino morì. I Principi, composto il corpicino in una bara, ripresero il viaggio con la ferma fede che la Madonna lo avrebbe restituito in vita. Entrati nel Santuario esposero sull’altare il cadaverino e cominciarono a recitare le litanie, e quando si venne all’invocazione Sancta Maria De Polsis il bambino aperse gli occhi e tornò in vita. La bara si conserva ancora nel Santuario”. L’episodio è riportato in un noto canto popolare, da noi raccolto a S. Martino di Taurianova e pubblicato nel volume “Storia e Folklore Calabrese” (v. “L’autore”):

‘Nc’era lu prìncipi (di Roccella) 

chi figghioli non avìa e pregava Maria cunsolu mu ‘nci manda ‘nu bellu figghiolu.

– Se Maria mi manda ‘u figghiolu a li tri anni ‘nci lu portu d’oru. – Lu miraculu ‘nci lu mmostrau, lu picculinu ‘nci lu mandau. E finendu li tri anni jidi si mìsaru ‘n caminu: quandu arrivaru a Bovalinu lu picculinu ‘nci morìu. – Comu fazzu, me’ summa Rigina, mortu Vu portu pe’ chista matina; comu fazzu, Rigina sagrata, mortu lu portu pe’ chista jornata! – Arrivati a la Chiesija santa jidi lu mìsaru supra l’artaru, la litanìa ‘nci cuminciaru; e finendu la litanìa lu picculinu chiamava Maria. – E pigghìati ‘ssi filanzuni mu pisamu lu me’ figghiolu: quantu pisa lu me’ figghiolu d’oru e d’argentu lu vògghiu lasciari! –

Corrado Alvaro, il più grande scrittore calabrese contemporaneo – nato nel 1895 proprio a S. Luca (Reggio Calabria), così scrive: “Dirò d’una festa che è forse la più animata delle Calabrie. Le feste fanno conoscere la natura degli uomini. Nell’Aspromonte abbiamo un Santuario che si chiama di Polsi, ma comunemente della Madonna della Montagna. E’ un convento basiliano del millecento, uno dei pochi che rimangono in piedi nelle Calabrie. La Madonna è opera siciliana del secolo XVI, scolpita nel tufo e colorata, con due occhi bianchi e neri, fissi, che guardano da tutte le parti”. Non meno importante è un altro figlio di S. Luca, Stefano De Fiores (v. “L’autore”: Antologia), Missionario monfortano, luminare della mariologia in Italia e nel mondo. Padre Stefano è molto orgoglioso della sua Terra, che s’identifica con la prodigiosa immagine di Maria SS. della Montagna: “Dinanzi a questa statua si sprigiona il canto o la preghiera spontanea dei fedeli: parlano a lei, o lasciano che un pianto dirotto ricordi gli avvenimenti drammatici della vita, o lavi con lacrime purificatrici i più tristi trascorsi. A Polsi si evidenziano le note della pietà mariana popolare: il senso di una presenza viva dotata di potenza e bontà, l’attrattiva della bellezza, l’esigenza di contatto immediato, il bisogno di far festa…”. (Da: “Storia e folklore calabrese” dell’autore). E’ proprio vero! Il fedele che si reca per la prima volta a Polsi ci ritorna volentieri, come traspare dal canto di cammino:

Vergini bella, japrìtindi li porti, ca stannu arrivandu li devoti Vostri.

E nui venimu sonandu e cantandu, Maria di la Muntagna cu’ Vui m’arriccumandu. Vergini bella, dàtindi la manu, ca simu foresteri e venimu di luntanu. M’arriccumandu la notti e lu jornu, ‘na bona andata e ‘nu bonu ritornu!

Una storia di fede, una storia di una Calabria dei buoni e dei malavitosi che si ritrovano a Polsi, nota anche come la “Madonna” della ‘ndrangheta…