Roma Capitale, mille neonati a rischio tubercolosi

L’allarme è scattato al policlinico Agostino Gemelli di Roma, dopo che un’infermiera del reparto di neonatologia ha scoperto di essersi ammalata. Per la donna, sospesa dal servizio a scopo precauzionale, è stata adottata una profilassi antitubercolotica standard. Ma la preoccupazione maggiore è ora per i piccoli nati nell’ospedale romano tra i primi di marzo e la metà di luglio. L’assessorato alla Salute della Regione Lazio ha immediatamente attivato tutti i protocolli operativi di prevenzione sui soggetti esposti, come previsto dal dispensario funzionale per la Tbc del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl Roma E. E’ stato così attivato un ambulatorio dedicato. “Non bisogna creare allarmismo, non c’è assolutamente alcun allarme Tbc. La situazione è sotto controllo, i dati che abbiamo sono assolutamente confortanti”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio Renata Polverini al termine della riunione dell’unità di crisi sulla tbc convocata nella sede della giunta. Dopo il caso dell’infermeria del Policlinico Gemelli a cui è stata riscontrata la Tbc, nel nosocomio romano sono stati sottoposti ai test diagnostici i primi 25 bambini nell’elenco dei mille nati da inizio marzo a metà luglio al Policlinico. Tra i medici, infermieri e personale al momento non risulta alcun contagio. Lo comunica l’ospedale romano dopo aver sottoposto “tutti i contatti professionali dell’infermiera affetta da Tb a controlli previsti dai protocolli internazionali (intradermoreazione di Mantoux e Quantiferon)”. Anche i bimbi sono stati richiamati per motivi precauzionali per essere sottoposti a una serie di test in un ambulatorio dedicato. “I neonati potenzialmente esposti alla fonte di contagio – si legge nella nota – seguiranno uno schema di controlli e/o profilassi, modulato in funzione del periodo di esposizione, predisposto dai pediatri del Gemelli e condiviso con gli esperti dell’Asl RM E e dell’Asp – Lazio”. È stata per questo costituita una task force multidisciplinare presso il Gemelli composta da neonatologi, infettivologi pediatri e microbiologi-virologi con il coordinamento della direzione sanitaria del Policlinico universitario. Le condizioni della bimba di 5 mesi ricoverata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù con turbercolosi polmonare “sono buone e in costante miglioramento”. Lo riferisce in una nota l’ufficio stampa dello stesso Ospedale. “In relazione alle notizie apparse sui mezzi di informazione relative alla presenza presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di una bambina laziale di 5 mesi con tubercolosi polmonare (tbc), d’intesa con la famiglia, si evidenza – si legge in una nota – che le condizioni della piccola paziente sono buone e in costante miglioramento. Alla piccola paziente vengono somministrate con successo le terapie proprie dei protocolli internazionali per la cura della tbc”. In Italia persiste, anche se in modo contenuto: i casi ufficiali sono circa 5 mila (7,5 ogni 100 mila abitanti), ma sono sotto-notificati, tanto che gli esperti parlano di almeno 7.800 casi l’anno, di cui il 50 per cento in persone extracomunitarie che provengono perlopiù da Est Europa e Nord Africa, aree in cui la malattia è endemica. Il contagio avviene per via respiratoria, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Per trasmettere l’infezione bastano pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri della Tb si ammalano subito.