Occhiobello, dopo Mileto un altro asilo dei maltrattamenti

Da Mileto in provincia di Vibo Valentia all’Altopolesine in  provincia di Rovigo ci sono migliaia di chilometri ma in fatto di maltrattamenti la distanza è minima. In un paese di undicimila anime a una manciata di chilometri da Ferrara, i disegni dei bambini sono incubi tracciati con le matite colorate. Perché lì una maestra avrebbe legato le mani ai piccoli, li avrebbe sculacciati e avrebbe tappato loro la bocca con del nastro adesivo. Accuse ancora tutte da dimostrare, anche se l’amministrazione scolastica ha scelto di intervenire trasferendo la docente in un’altra scuola materna. Le violenze sarebbero avvenute tra il 2009 e il 2010 e ora la maestra è indagata per i maltrattamenti a cui avrebbe sottoposto i piccoli. L’indagine della procura è partita dopo che i genitori di alcuni bimbi si erano presentati dal preside Nicola Marchetti chiedendo spiegazioni. Volevano che il dirigente allontanasse il timore che qualcosa di brutto stesse avvenendo all’interno delle aule. Ad insospettire mamme e papà di Occhiobello erano stati i comportamenti insoliti dei loro figli, ma anche alcuni disegni, a tratti inquietanti. Il dirigente scolastico ha quindi deciso di andare fino in fondo, avviando una sorta di indagine interna. Parallelamente si sono mosse le forze dell’ordine e in breve tempo i sospetti si sono concentrati su un’insegnante di 57 anni che vive in un paese vicino e che pochi mesi prima era stata trasferita all’istituto “De Amicis” di Occhiobello. Solamente lei è finita nei guai. Le altre maestre, come confermano i genitori dei piccoli, hanno sempre mantenuto un comportamento corretto. Quel che resta, però, è un quadro agghiacciante anche se è presto per capire quanto ci sia di vero, visto che l’inchiesta non è ancora conclusa. Stando alle accuse, la maestra d’asilo avrebbe maltrattato i bimbi che le venivano affidati, tutti tra i tre e i cinque anni. Chi non faceva “il bravo” se la vedeva direttamente con lei. I piccoli più vivaci venivano sculacciati, chi non voleva saperne di restare fermo veniva addirittura legato. E i bimbi che non la smettevano di urlare, per punizione, si ritrovavano la bocca chiusa con il nastro adesivo…