La Turchia ha lanciato la candidatura per i Giochi Olimpici del 2020

Istanbul, la città fra due continenti, dovrà vedersela con Roma, Madrid e Tokyo. A dare l’annuncio è stato il premier Recep Tayyip Erdogan, spiegando che per la Turchia “i valori dello sport e quelli olimpici sono molto importanti per il contributo dato nel costruire la pace a livello mondiale”. Subito dopo, il primo ministro ha fatto capire il motivo principale per cui il Paese ha lanciato la sfida con tanta grinta: la sua crescita economica, che nel primo trimestre del 2011 ha toccato l’11% e che fa della Turchia uno dei Paesi più interessanti a livello globale, soprattutto in questo momento di crisi generalizzata. “L’economia in rapida espansione e gli investimenti proprio nel campo delle infrastrutture sportive – ha spiegato Erdogan – fanno della Turchia e di Istanbul il candidato ideale per ospitare i Giochi olimpici”. Quella che una volta sarebbe stata una partita persa in partenza, si è trasformata in una gara aperta. Istanbul ci aveva provato nel 2000 a ospitare i Giochi, ma questa volta è tutto diverso. L’unico Paese della Mezzaluna a vocazione europea ha visto crescere la sua influenza non solo nel campo economico, ma anche in quello della politica internazionale. Al premier Erdogan, per consacrare definitivamente il Paese, manca solo di ospitare un grande appuntamento globale. Per questo le Olimpiadi rappresentano un’occasione d’oro, dove la lotta più accesa potrebbe essere proprio quella contro l’Italia. La Turchia infatti non ha ancora dimenticato la vittoria nel 2008 di Milano su Smirne per l’edizione 2015 dell’Expo. Commentando la sconfitta, il primo ministro promise ai suoi connazionali che presto anche loro avrebbero usufruito di una grande ribalta internazionale e da quel momento Ankara si è messa in movimento, ricandidando Smirne per Expo 2020 e Istanbul per le Olimpiadi. A chi ha avanzato dubbi sull’idoneità di Istanbul, il premier ha risposto sicuro: “Le infrastrutture di base sono pronte e per quanto riguarda quelle straordinarie abbiamo tutto il tempo per lanciare le gare e portare a termine di progetti”. Sogni di gloria che potrebbero diventare realtà per un Paese spesso sottovalutato, che si è autodefinito “la Cina vicina” e che nel primo quarto del 2011 ha visto crescere gli investimenti stranieri diretti del 154%.