Brembate, sono io l’assassino di Yara

E’ quanto si legge in una missiva anonima giunta alla redazione de L’Eco di Bergamo. Chi l’ha scritta, usando un normografo con caratteri a stampatello, dice di essere l’assassino di Yara Gambirasio, la 13enne uccisa il 26 novembre scorso a Brembate di Sopra. La lettera anonima, su un foglio A3 con il timbro del centro meccanografico posta di Genova, è il racconto del delitto da parte di un presunto pedofilo, che si trovava nella zona di Brembate per lavoro e passava “vicino al centro sportivo per conoscere qualche ragazzina, perché le donne non me vogliono, mi imbarazzo con adulti”. Per lui, dice, sarebbe rischioso contattare i carabinieri di Ponte San Pietro “poiché già segnalato il mio nome lì per altri fatti accaduti anni prima”. E racconta di una conoscenza con Yara lunga almeno due mesi. “Verso fine settembre passavo vicino a palestra – scrive in modo piuttosto sgrammaticato – con la mia macchina e con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perché me sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso”. L’uomo racconta la sera del 26 novembre 2010. “Quando gli offrivo un passaggio a casa verso le 18,50. Con una scusa le dissi che dovevo passare un attimo al posto di lavoro a Mapello. Verso le 19 arrivammo a Mapello, in macchina le squillò il cell. La convinsi a spegnerlo, lei aveva già capito le mie intenzioni. Una volta fermata la macchina si spaventò e tentò di scappare, prima mi colpì ai testicoli e il suo cell. mi cadde addosso. Lo presi e lo disattivai. Lei intanto era appena scappata fuori de macchina. Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo. La insegui nel campo dietro cantiere avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (..) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello”. Una ricostruzione compatibile con quella di un’attenta lettura dei giornali e con nessun dettaglio inedito. I carabinieri, su disposizione del pm Letizia Ruggeri, hanno trasmesso la lettera al Ris di Parma. Intanto filtrano le prime indiscrezioni sulla consulenza medico legale che sarà consegnata nei prossimi giorni al pm Letizia Ruggeri. Non ci sarebbero novità rispetto a quanto già emerso. Yara sarebbe morta per una serie di concause: un colpo alla testa, diverse ferite da taglio e una insufficienza respiratoria provocata da un tentativo di strangolamento. L’assassino l’avrebbe abbandonata nel campo di Chignolo credendola morta, ma la ragazza sarebbe, in sostanza, morta per le ferite e per il freddo.