Omicidio Agresta, Giovanni Ruggiero è in buona salute e può tornare in carcere

Giovanni Ruggiero, reo confesso dell’omicidio di Francesca Agresta, seppur presenta alcune patologie, può convivere con il regime della detenzione carceraria e farà quindi ritorno presso la Casa circondariale cui era stato destinato, come stabilito dal Giudice per le indagini preliminari di Palmi, Giancarlo Giusti. Per alcune settimane l’uomo era rimasto sotto continua osservazione presso la struttura del “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, dove è stato sottoposto agli esami necessari ed alla super perizia degli specialisti incaricati dall’ospedale. Ora, con il deposito della stessa, il suo definitivo ritorno, seppur con i dovuti controlli medici per monitorare il suo stato di salute, presso il carcere. Avverso la decisione assunta dal Gip, il collegio difensivo, composto dagli avvocati Sergio Contestabile e Manuela Strangi, ha già annunciato ricorso. Nei giorni scorsi, era invece stato il Tribunale delle Libertà di Reggio Calabria, che aveva respinto l’istanza difensiva contro la seconda ordinanza restrittiva emessa dalla Procura di Palmi nei confronti di Giovanni Ruggiero, relativa agli abusi sessuali che avrebbe commesso contro la volontà della figlia. Lo stesso Tdl aveva respinto anche la richiesta di scarcerazione relativa alla prima ordinanza dell’omicidio volontario aggravato. Cresce l’attesa per i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo dell’Agresta. Una svolta su un caso che presenta tante ombre, potrebbe venire da resti di capelli rinvenuti tra le mani della vittima. L’omicidio di Francesca Agresta, avvenne lo scorso 2 luglio nella pineta del Monte Sant’Elia di Palmi. Secondo la ricostruzione padre e figlia concordarono un appuntamento la sera prima. Si ritrovarono presso il parcheggio di un centro commerciale e proseguirono sino alla periferia di Palmi. Qui la ragazza, secondo il racconto dell’uomo, lasciò l’auto per recarsi assieme al padre verso la pineta del Sant’Elia. Secondo Ruggiero, per le presunte richieste economiche della figlia, in un momento d’ira avrebbe afferrato un coltello che teneva nel vano portaoggetti della vettura colpendo ripetutamente la ragazza, abbandonato poi il corpo tra la fitta vegetazione.