San Calogero, sui rifiuti tossici botta e risposta Rombolà Brosio

Il Comitato civico ed etico per la tutela dell’ambiente e del territorio replica alle dichiarazioni del sindaco di San Calogero, Nicola Brosio, invitandolo a recarsi dal Procuratore della Repubblica “a riferire quello che sa su ex amministratori che, a suo dire, si sono macchiati di concorso al disastro in località Tranquilla”. “Di primo acchito si presenta come un caso letterario. Il sindaco Nicola Brosio, non smentisce il suo caratteristico stile quando si tratta di dialogare con il Comitato civico ed etico per la tutela dell’ambiente e del territorio. Si riconosce un lessico colto e ricercato, consapevole che bisogna far aumentare il grado di civiltà linguistica per promuovere una nuova estetica dell’espressione pubblica e favorire così il dialogo democratico all’interno della comunità, in particolare se questa comunità si rivolge per avere risposte su una questione che ha creato e crea forte allarme sociale come quella dei rifiuti tossici in località “Tranquilla”. Da un punto di vista testuale è interessante rileggere alcuni passaggi del sua edotta esposizione anche per le implicazioni filosofiche che pone. Si evince subito lo stile iperbolico ed ellittico quando apostrofa i suoi interlocutori come “saccenti soggetti” o “non meglio identificato comitato civico”, per poi affermare il contrario e quindi collidere con la logica aristotelica del ‘principio di non contraddizione’, cioè che dietro “si celano i nomi di molte persone che a vario titolo il disastro di “Tranquilla” hanno concorso veramente a crearlo. Mi riferisco a tanti ex amministratori che nel tempo hanno fatto finta di non vedere ciò che accadeva sotto i loro occhi e oggi si ergono a paladini dell’ecologia…”. Forse il sindaco Nicola Brosio ancora non si è reso conto della gravità delle sue testuali affermazioni. Lui sostiene che “ex amministratori hanno concorso al disastro”. Primo e immediato dovere di un rappresentante delle istituzioni è quello di andare a deporre dal Procuratore della Repubblica e dire quello che lui sa, fare nomi e cognomi dei colpevoli, perché se questi “componenti che si nascondono dietro il comitato” sono stati responsabili del disastro devono essere perseguiti e assicurati alla giustizia e non celarsi dietro l’onorabilità stessa del Comitato. Inoltre da più di due anni nei suoi cassetti giacciono oltre settecento firme con cui si chiede democraticamente l’indizione di un referendum popolare per il progetto di un impianto di smaltimento di rifiuti con annessa megadiscarica. E queste firme chiedono ancora al primo cittadino come mai non sono state degnate di attenzione. Forse perché ha paura della democrazia diretta?  E infine è importante rammemorare che il fantomatico comitato è andato prima dal prefetto Luisa Latella e poi dal procuratore Mario Spagnuolo. Questo è “becero populismo” o raccontare “castronerie”? Perché non ha indetto, ad esempio, un’assemblea pubblica per informare i suoi cittadini degli sviluppi delle indagini, di tutti i provvedimenti intrapresi e quali i pericoli a cui si va incontro? Forse a Lei dà fastidio che degli esseri pensanti esercitino civilmente una prerogativa e un diritto previsto e riconosciuto dalla Costituzione in modo responsabile; o i cittadini devono essere soltanto sudditi, accettare ogni decisione che viene imposta dall’alto con rassegnata e servile accondiscendenza?”. Lo scrive in una nota Nicola Rombolà, Presidente del Comitato civico ed etico per la tutela dell’ambiente e del territorio.