Lampedusa, il mare continua ad uccidere i clandestini l’Italia subisce le conseguenze

Ancora morti. Sul barcone con a bordo circa 300 persone è stato trovato un cadavere di un uomo, trasferito poi a bordo di una delle motovedette dirette a Lampedusa. Lo hanno riferito i primi superstiti trasferiti sull’isola in elicottero a causa delle loro precarie condizioni di salute. Secondo il loro racconto, che deve ancora essere vagliato dalle forze dell’ordine, i cadaveri delle vittime sarebbero stati abbandonati in mare. Alle prime ore della mattinata l’elicottero Nemo della Guardia Costiera, partito dall’aeroporto di Catania, ha calato sulla barca e sulle zattere il proprio cestello con acqua e generi di prima necessità. Il tentativo disperato di qualche naufrago di aggrapparsi al cestello per tentare una impossibile risalita a bordo ha costretto l’elicottero ad abbandonare l’attrezzatura. Alle ore 14:40 le quattro motovedette hanno raggiunto il barcone e le zattere, ed hanno iniziato il trasbordo al sicuro degli occupanti, ridotti ormai allo stremo delle forze, per l’immediato trasferimento al porto di Lampedusa. Tre degli occupanti sono stati recuperati dall’elicottero gravemente disidratati, fra questi una donna incinta. Quasi subito dopo la partenza, come raccontano le donne che si trovano al poliambulatorio dell’isola, il motore è andato in avaria. Così per giorni e giorni la barca sarebbe stata in balia delle onde in acque libiche. Non si sa ancora se questo barcone è lo stesso di cui hanno parlato nei giorni scorsi i 271 profughi sbarcati a Lampedusa con 25 cadaveri a bordo. I superstiti hanno raccontato agli operatori dell’Unhcr di essere partiti sabato insieme con altri barconi di cui si sarebbero perse le tracce. Dunque, non sarebbe lo stesso barcone soccorso oggi a 90 miglia. Ma i racconti delle tre donne sono ancora frammentari. Sono state le stesse profughe a parlare ai sanitari delle decine di morti che ci sarebbero a bordo ma anche gettati in acqua perchè morti di fame e stenti.